La ginnastica postnatale

ginnastica postnatale

Lo sport prima e dopo il parto è una garanzia per il pieno recupero fisico, ed è un aiuto anche sul piano psicologico, perché elimina le apprensioni per le conseguenze della maternità: se i muscoli tendono a riacquistare l’elasticità e le dimensioni primitive, infatti, il ritorno spontaneo alla normalità avviene solo in parte soprattutto, specie nelle gravidanze successive alla prima, o in presenza di fattori particolari, come l’età avanzata della mamma.

Fin da subito dopo il parto è indicato seguire un programma di ginnastica postnatale che faciliti il recupero della muscolatura che per nove mesi è stata sottoposta ad un grande stress, iniziando con esercizi che stimolino la circolazione e la respirazione.

Quando cominciare con il vasino?

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A che età è opportuno che i bambini comincino a usare il vasino? Secondo i più già intorno ai 18-24 mesi si può  provare a mettere il bambino sul vasino a patto che non viva questa nuova esperienza come negativa. Ciascun bambino ha i propri tempi e se il vostro non accetta di buon grado la novità evidentemente non è ancora pronto per affrontare questa tappa dello sviluppo.

In genere i primi segnali che indicano un progresso in questa direzione sono rappresentati dalla consapevolezza espressa dal piccolo di essere sporco e dall’espressione del bisogno di fare pipì, spesso preceduta dall’informarvi mentre la stanno già facendo.

Il momento dell’anno migliore per cominciare l’allenamento al vasino è senza dubbio l’estate quandol’abbigliamento è ridotto al minimo ed è più facile cambiare il piccolo. Di solito è più facile che i bambini riescano a controllare l’evacuazione prima della minzione durante il giorno, mentre il controllo notturno degli sfinteri è una conquista che si fa attendere un pò di più, di solito fra i tre e i cinque anni.

Test di gravidanza, quello che c’è da sapere

testgravidanzaPensi di essere incinta e devi comprare il test di gravidanza. I moderni test di gravidanza sono piuttosto efficaci e riescono ad indicare che sei incinta già dal primo giorno di ritardo del ciclo mestruale. In ogni caso bisogna considerare che se un test risulta positivo sei sicuramente incinta, ma nel caso in cui sia negativo non è detto che non tu non abbia concepito, infatti può accadere che l’impianto dell’embrione sia avvenuto con leggero ritardo e che l’ormone beta-HCG sia ancora a livelli troppo bassi per essere individuato.

Gli ultimi test di gravidanza possono essere fatti in qualunque momento del giorno anche se sarebbe preferibile farli alla mattina quando la concentrazione delle urine è maggiore, in ogni caso prima di fare il test non bere troppo altrimenti potrebbe uscire un risultato falso negativo (l’ormone viene diluto nell’acqua) e leggi attentamente le indicazioni del foglietto illustrativo, per esperienza personale posso dirti che quando l’ho fatto per mio figlio ero talmente nervosa che non riuscivo neppure a leggere il risultato.

La guida della gravidanza: 3a settimana

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LA TERZA SETTIMANA DI GRAVIDANZA

Ti stai velocemente avvicinando al traguardo, sai che fra poco tempo saprai se sei è avvenuto il concepimento e ti chiedi se potrai ripensare a queste giornate come le prime della vita del tuo piccolo. La luce sul tuo viso è già diversa e sembra presagire quello che sta avvenendo dentro di te, in molti ti troveranno diversa, solare, allegra.

Ti starai chiedendo se c’è qualche sintomo in particolare che ti possa far capire se ce l’hai fatta oppure no. In molti dicono che alcuni dei primi sintomi di gravidanza si possano sentire già dai primi giorni dopo il concepimento, proprio in questo momento perciò. Il consiglio migliore però è quello di essere paziente e di lasciare che passino questi giorni che ti separano dal momento in cui dovrebbe arrivare il ciclo mestruale e saprai con certezza come è andata.

La composizione del latte materno

composizione latte materno

Tutti conoscono i benefici dell’allattamento per il neonato, ma forse non tutti sanno di cosa è composto. Innanzitutto d’acqua, che rappresenta l’87% del volume; il neonato, quindi, non ha bisogno di bere altro: in un giorno beve talmente tanto latte che non può avere sete. Poi ci sono i grassi; la loro presenza è variabile, a seconda della dieta materna e del momento della giornata: ad esempio sono maggiori al mattino. I grassi del latte materno sono molto importanti, perché svolgono un ruolo essenziale nella maturazione e nello sviluppo cerebrale del neonato.

Le proteine contenute nel latte materno sono l’1% contro il 3,5% del latte di mucca, ma il primo contiene solo 2,4 g. di sali minerali, e quindi limita il carico renale del neonato, fatto importante visto l’ancora scarsa funzionalità del suo sistema renale. Per quanto riguarda il calcio e il fosforo, il latte materno ne contiene la quantità ideale; il ferro è sufficiente fino al quinto mese, ma è molto assimilabile, come del resto il selenio, il rame e lo zinco, quest’ultimo molto presente nel colostro.

Le vitamine, si sa, sono sostanze indispensabili alla crescita, e sono presenti nel latte materno in forma perfettamente assimilabile. Le vitamine A e C sono sintetizzate nella mammella in modo da rispondere del tutto alle necessità del bambino, anche se la loro concentrazione nel latte può variare con l’alimentazione materna. Il complesso vitaminico B è costituito da varie vitamine, ognuna con una sua specifica funzione, e di solito è presente nel latte in quantità sufficiente e assolutamente assimilabile.

Mese della nutrizione infantile

mese della nutrizioneOttobre 2009 è il mese della nutrizione infantile. All’interno del sito web creato ad hoc vengono fornite utilissime informazioni nonché segnalati alcuni impedibili appuntamenti con specialisti dell’alimentazione infantile.

Ampio spazio viene dedicato al latte materno e alla sua importanza nello sviluppo e nella crescita del bambino. Il sito consiglia,  nel caso in cui una mamma dovesse trovarsi nella situazione di non poter allattare al seno, di usare il latte per l’infanzia; l’organizzazione Mondiale della Sanità ed il Ministero della Salute consigliano invece, come viene riportato dal sito, di non introdurre nella dieta del bambino fino al 12° mese di vita il latte vaccino perché ha una composizione inadeguata ai fabbisogni del bambino.

Allergie alimentari nel bambino, conoscerle, prevenirle

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Durante il primo anno di vita il bambino è più esposto al rischio di sviluppare allergie. In questa fase le forme allergiche più diffuse sono quelle di tipo alimentare, ed è per questo motivo che alcuni cibi vanno aggiunti alla dieta del piccolo in un momento successivo, su indicazione del pediatra, tanto più se il bambino è predisposto (se esiste cioè una familiarità per questo tipo di disturbo, come vedremo meglio più avanti). Occorre quindi molta cautela, anche in considerazione del fatto che le allergie alimentari insorte nella primissima infanzia aprono tipicamente la strada ad altre allergie come quella per i pollini o il pelo di animale.

I primi sintomi di allergia nel bambino sono rappresentati da orticaria e arrossamenti, in un secondo momento da problemi intestinali come diarrea o stipsi e successivamente da disturbi respiratori quali rinite, tosse e asma. Sarà il pediatra, con i dovuti accertamenti clinici, a stabilire se il bambino è allergico o meno e decidere la terapia adatta, di solito rappresentata dall’eliminzione dalla dieta quotidiana dell’alimento “incriminato” e di tutto ciò che lo contiene.

I medicinali che inibiscono l’azione dell’acido folico, raddoppiano il rischio di malformazioni

doonaincintapilloleAlcuni medicinali assunti durante il primo trimestre di gravidanza bloccano gli effetti positivi dell’acido folico e raddoppiano il rischio di malformazioni fetali. Questa importante notizia si basa su uno studio condotto dai ricercatori dell’Università Ben Gurion nel Negev in Israele. A tutte le donne viene consigliato di assumere un supplemento di acido folico prima e durante la gravidanza.

Questa nuova ricerca mette luce su una problematica importante legata alla necessità di porre maggiore attenzione alle medicine prescritte alle donne incinte, soprattutto nella prima parte della gravidanza, visto che alcuni principi attivi riducono notevolemente se non addirittura bloccano i salutari effetti dei folati.

Allattamento: come riprendere dopo uno stop

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Alcune volte può succedere che a causa di una seria influenza la donna sia costretta ad interrompere per un periodo di tempo l’allattamento; questo però non deve spaventare la mamma, perché se la pausa forzata è breve non ci sarà nessun problema per il neonato.

La prima cosa da fare per tornare ad attaccare il bimbo al seno è mantenere attiva la lattazione durante lo stop; questo si può fare svuotando regolarmente il seno attraverso il tiralatte, che va utilizzato con lo stesso ritmo delle poppate. Lo svuotamento potrebbe essere effettuato anche manualmente, ma è meglio usare il tiralatte per evitare ingorghi mammari o blocchi dei condotti galattofori, che potrebbero rendere dolorosa la ripresa dell’allattamento.

La guida della gravidanza: 2a settimana

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LA SECONDA SETTIMANA DI GRAVIDANZA

Durante la seconda settimana di gravidanza il tuo bambino è ancora solo un pensiero che potrebbe materializzarsi proprio in questi giorni, in questo periodo infatti il tuo ciclo è finito e tu e tuo marito inizierete a “lavorare” a questo manignifico progetto. Non c’è un metodo che garantisca un risultato immediato, non ascoltare storie di nonne, mamme o zie che hanno la formula miracolosa del concepimento, stai rilassata, vivi questo momento senza ansia e soprattutto senza fretta.

Dalle statistiche  una coppia  mediamente impiega un anno prima di riuscire a  concepire il primo figlio e  molte delle donne che hanno avuto difficoltà  per rimanere incinta alla prima gravidanza raccontano invece di non aver trovato ostacoli particolari in quelle successive.

I cibi da evitare nel primo anno di vita del bambino

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Quando comincia lo svezzamento, i neogenitori sono invitati da più parti alla prudenza.  Questo avviene perchè  alcuni alimenti potrebbero non essere tollerati dal piccolo e, data la loro natura, esporlo al rischio di sviluppare allergie. Si tratta di cibi che vanno quindi introdotti nell’alimentazione del bambino in maniera graduale e solo a partire da una certa età, quando questo avrà sviluppato in maniera adeguata tutte le sue difese. E’ il caso del pomodoro, del tuorlo d’uovo, di fragole, kiwi e delle spremute di agrumi che non devono essere somministrati al bambino prima dell’ottavo-nono mese di vita.

Durante il primo anno di vita è bene anche evitare di aggiungere il sale alla pappa e al brodo vegetale. Il sale aggiunto a quello già contenuto negli alimenti favorisce infatti l’instaurarsi dell’abitudine ai gusti troppo forti condizionando inevitabilmente le preferenze del piccolo già in tenera età. Un bambino abituato a mangiare salato sin dalla tenera infanzia manterrà anche da adulto questa predilezione con l’inevitabile rischio di sviluppare patologie cardiovascolari.

La guida della gravidanza: 1a settimana

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La prima settimana di gravidanza

Quando resterai incinta scoprirai che la prima settimana di gravidanza verrà calcolata dal tuo ginecologo a partire dalla data di inizio del tuo ultimo ciclo. In realtà il tuo bambino in questo periodo ancora non è stato concepito e tu hai ancora il ciclo mestruale. Diciamo che saprai che questa è la tua prima settimana solo quando scoprirai di essere incinta.

In ogni caso questo per te è il momento di fantasticare e pensare al tuo bambino, quando nascerà se d’estate o d’inverno, a domandarti tutto quello di cui avrà bisogno e a quanto la tua vita cambierà. Questo è un momento bellissimo per ogni coppia, sono istanti che ti legheranno profondamente al tuo compagno. A livello psicologico ti consiglio di affrontare questo periodo con serenità e razionalità, alcune donne riescono a concepire subito e alcune invece impiegano molto tempo, non scoraggiarti conosco molte persone che nonostante le difficoltà alla fine ce l’hanno fatta.

Svezzamento vegetariano e vegano: cosa c’è da sapere

svezzamento vegetariano

I vegetariani eliminano dalla propria alimentazione e da quella dei figli, anche in fase di svezzamento, la carne e il pesce, altri, come i vegani e i macrobiotici puri, rifiutano l’uso di molti derivati animali, fino a rinunciare anche al miele.

Il rispetto per la diversità fisica e mentale di un bambino in paragone di un adulto, dovrebbe consigliare la scelta migliore per lui, indipendentemente dalle convinzioni mediche, filosofiche o religiose dei genitori: negli Stati Uniti, alcuni giudici hanno dichiarato che imporre ai figli questo tipo di alimentazione è un vero e proprio abuso di minore, e le statistiche dimostrano che una rigida alimentazione macrobiotica o vegana può danneggiare lo sviluppo del bambino durante il suo primo anno di vita.

Nutrire un lattante con queste regole severe sarebbe difficile anche per un esperto di alimentazione: i bisogni di nutrienti devono essere attentamente panificati e il gran volume dei vegetali e la loro minore digeribilità può dare dei problemi al bambino in fase di crescita. Nella dieta vegana e macrobiotica la scarsezza di acidi grassi riduce la quota calorica, la ricchezza di fibre riduce la disponibilità di alcuni minerali, e la carenza di alcune vitamine, così quella del ferro, vanno integrate con vitamine di sintesi.

Bambini e i morsi di animale, cosa fare.

bambino-con-caneAvere un animale in casa rappresenta una grande opportunità di crescita per un bambino, a volte però può accadere che il piccolo sia morso e che ci si trovi davanti ad una situazione in cui non si sa come comportarsi. Quando i bambini sono molto piccoli almeno fino ai 4 anni, questi incidenti avvengono di frequente, anche perché spesso sono i nostri piccoli ad infastidire gli animali, che innervositi reagiscono. A volte in casi estremi come purtroppo leggiamo sui giornali può avvenire che senza particolari motivi il cane aggredisca con ferocia ferendo gravemente il bambino.

Morso di animale: cosa fare?

Quando un bambino viene morso da un cane o altro animale è necessario prima di tutto valutare la gravità della ferita per decidere se sia sufficiente medicarlo a casa o sia necessario portarlo in Pronto Soccorso. Le lesioni possono essere di entità molto variabile: escoriazioni superficiali, abrasioni, lacerazioni, ferite gravi che possono mettere in pericolo la vita stessa del bambino. Le conseguenze dei morsi sono legate all’entità del morso stesso ed al tipo di batteri presenti nel cavo orale dell’animale. Spesso le ferite si infettano per la difficoltà ad essere ben ripulite. I bambini più piccoli, in considerazione della loro minor statura e delle loro minori capacità di difesa, sono quelli a maggior rischio di lesioni più gravi.
Se le ferite sono profonde od estese, dopo essere state ben pulite avranno sicuramente bisogno di punti di sutura.