L’eritema migrante della lingua nel bambino

lingua a carta geografica

Sulla lingua del piccolo sono comparse delle strane macchie rossastre che sembrano spostarsi di giorno in giorno o addirittura di ora in ora? Forse si tratta del cosiddetto eritema migrante, un disturbo tanto innocuo, quanto “strano”. Vediamo di conoscerlo meglio:

Cos’è l’eritema migrante

L’eritema migrante (o glossite migrante benigna) è un’alterazione della superficie della lingua nota anche con il nome di lingua a carta geografica poichè costituita dalla comparsa di macchie rosse che confluendo l’una nell’altra e assumono un’aspetto tale da ricordare appunto una carta geografica. L’appellativo di migrante invece si deve al fatto che con il passare dei giorni le chiazze sembrano spostarsi da un punto all’altro della lingua stessa a causa del susseguirsi della guarigione e della formazione di nuove lesioni.

Quali sono le cause dell’eritema migrante

Le cause che determinano la comparsa dell’eritema migrante sono tutt’oggi sconosciute. L’alterazione non è riconducibile nè a virus nè a batteri; si pensa piuttosto che possa dipendere dall’ipersensibilità del bambino verso alcuni cibi ed è più frequente nei bambini allergici.

Bollicine su mani e piedi: la disidrosi

disidrosi

Con l’arrivo della bella stagione e del caldo estivo, la sudorazione nei bambini può aumentare e le mamme possono notare la comparsa di bollicine sulle mani e sui piedi dei propri bimbi. E’ un disturbo piuttosto comune nei bambini, definito disidrosi, che si accompagna anche  a prurito, vescicole, arrossamento e desquamazione della pelle.

Ma che cosa è la disidrosi?

La disidrosi (o eczema disidrosico) è una forma di dermatite che colpisce la pelle tra le dita, il palmo delle mani e la pianta dei piedi. Si manifesta con vescicole profonde, di varie dimensioni e piene di liquido serioso trasparente. Le vescicole, nella maggior parte dei casi pruriginose, possono presentarsi sparpagliate o raggruppate, appaiono dure al tatto e resistenti in caso di traumi. In linea di massima, le vescicole tendono a riassorbirsi nel giro di pochi giorni, lasciando la pelle secca e squamosa.

La dismenorrea

mestruazioni dolorose

Moltissime di noi accusano durante il ciclo mestruale dei fortissimi dolori all’addome e alla schiena accompagnati da altri sintomi sgradevoli come nausea, vomito e persino diarrea e talvolta il disturbo può farsi così intenso da impedirci di vivere la nostra vita come in tutti gli altri giorni del mese. Si parla in questo caso di dismenorrea. Vediamo quindi di capirci di più:

Cos’è la dismenorrea

Con il termine dismenorrea si indicano le mestruazioni dolorose, disturbo del quale si stima siano affette in maniera particolarmente grave circa il 10% delle donne italiane dall’adolescenza fino ai trenta anni circa. Più precisamente, le mestruazioni cominciano a farsi dolorose all’incirca da sei a ventiquattro mesi dopo la comparsa del menarca (la prima mestruazione); il dolore può precedere di alcuni giorni la comparsa delle mestruazioni stesse per affievolirsi solo con il finire di queste e può essere accompagnato da flusso mestruale molto abbondante (menorraggia), nausea, vomito, diarrea e vertigini.

Allattamento artificiale: se prolungato può causare carenza di ferro

latte-artificiale

Non tutte le mamme sono uguali, anzi. Ognuna, nell’accudire i piccoli, ha i propri tempi, le propri idee e i propri modi di fare. Questa diversità emerge in particolare per quello che riguarda l’allattamento. Ci sono mamme che scelgono di allattare il proprio bambino a lungo fino ai 3 anni e altre, invece, interrompono l’allattamento già a 6 mesi. Tutte queste situazioni presentano, sicuramente, dei pro e dei contro e sarà compito del pediatra indirizzare ogni donna e il proprio bambino nella strada migliore da intraprendere. Una recente ricerca del The Hospital for Sick Children (SickKids) e del St. Michael’s Hospital di Toronto in Canada mette, però, in guardia dai rischi di un allattamento artificiale prolungato. Nello specifico, lo studio ha evidenziato che allattare artificialmente oltre i 16 mesi di età comporterebbe nel bambino, oltre ai già noti problemi di carie ed obesità, una carenza di ferro.

I pro e i contro delle dimissioni precoci

neomamme

In Italia, in passato le neomamme rimanevano in ospedale anche 15 giorni dopo il parto. Oggi, invece, si è radicata una tendenza completamente diversa: dimettere le mamme e i nascituri dopo 2 o 3 giorni dal parto. Si tratta delle cosiddette dimissioni precoci in cui il neonato viene mandato a casa a 48 ore di vita. Le dimissioni precoci sono divenute la norma nella maggior parte degli ospedali italiani dove, in caso di parto naturale perfettamente riuscito e se il bambino è nato a termine, sano e di peso adeguato (che non perda più del 10% del peso iniziale durante il calo fisiologico) si dimettono mamma e neonato dopo 48 ore dal parto. Anche i tempi di degenza del cesareo sono cambiati: oggi, in caso di cesareo senza complicanze, le mamme possono essere dimesse già dopo 3 o 4 giorni grazie anche al minor tempo di recupero permesso dall’epidurale. La scelta dei tempi di degenza è, comunque, ancora molto dibattuta. Per i sostenitori delle dimissioni precoci, tempi di degenza ridotti comporterebbero vantaggi sia per gli ospedali che per mamme e bambini.

otite, nicole

L’otite media nel bambino

otite media acuta bambino

L’otite media acuta è un disturbo piuttosto frequente nel bambino da 0 a tre anni perchè le sue tube di Eustachio, le strutture dell’orecchio deputate al drenaggio dei liquidi e alla fuoriuscita dell’aria che mettono in comunicazione la parte posteriore del naso con l’orecchio, sono più corte e sottili che negli adulti. Si stima infatti che i tre quarti dei bambini ha almeno un episodio di otite nei primi tre anni di vita.

Cos’è l’otite media acuta

L’otite media è un’infiammazione che interessa l’orecchio medio, ovvero quella parte di orecchio situata dietro il timpano, che lo separa dall’orecchio esterno. Può interessare una sola o entrambe le orecchie.

Otite media, le cause

L’otite media è causata da batteri o virus che entrano nell’orecchio medio attraverso il naso o la gola risalnedo attraverso le tube di Eustachio; questo può accadere perchè le tube di Eustachio non funzionano correttamente perchè infiammate a causa di raffreddori, sinusiti o allergie. In questo modo si formano delle secrezioni che non vengono drenate dalle tube e premono sulla membrana timpanica causando il dolore.

L’unione fa la forza qui su Tuttomamma

racconti-partoCare mamme oggi pensavo ad una riflessione su quello che rappresenta questo blog per me ma anche per voi, ormai è da settembre che siamo online e giorno dopo giorno siamo riuscite a creare un rapporto bellissimo con voi. Un rapporto che non è a senso unico ma che viaggia in entrambe le direzioni, spesso mi avete dato gli spunti per gli argomenti da trattare, spesso dai vostri commenti sono emersi preziosi consigli da condividere con le altre e altrettanto spesso è stato bellissimo seguire il dibattitto che si è creato attorno a certi temi più “scottanti”.

Svezzamento: il pomodoro

pomodoro

Il pomodoro, come tutte le verdure, è un elemento davvero importante per una corretta alimentazione del bambino, poichè contiene numerose  sostanze indispensabili ad un sano sviluppo psico-fisico del bimbo. Il pomodoro, infatti, è ricco di acqua, vitamine, fibre e sali minerali. L’alto contenuto di acqua e i suoi nutrienti rendono il pomodoro un alimento poco calorico, leggero, dissetante e rimineralizzante. Le fibre presenti nel pomodoro, inoltre, regolarizzano la funzionalità intestinale e aiutano a combattere la stitichezza. Il pomodoro è perfetto per la preparazione delle pappe dei bambini poichè si sposa benissimo con alimenti come la pasta, il riso, e le patate di cui facilita la digestione. In linea di massima, il pediatra consiglia l’inserimento del pomodoro nello svezzamento del bambino non prima dei 10-12 mesi di età.

Ovaio micropolicistico e sindrome metabolica

ovaio policistico 2La sindrome dell’ovaio micropolicistico (o sindrome dell’ovaio policistico) è la causa più comune di infertilità anovulatoria, ossia di infertilità dovuta a mancanza di ovulazione. Secondo alcune stime una percentuale compresa fra il 5 e il 10 per cento delle donne fra 18 e 44 anni ne è affetta, tuttavia molte di loro ne sono del tutto inconsapevoli fino a quando non giunge il momento in cui cercano, senza successo, di ottenere una gravidanza. A questa patologia subdola ci si riferisce anche con il termine di policistosi ovarica; essa è caratterizzata dalla formazione di numerose cisti (piccole sacche piene di fluido) in una o entrambe le ovaie formate da follicoli immaturi, ovvero da follicoli che non sono esplosi con l’ovulazione e si sono accumulati sulle ovaie stesse.

Come abbiamo già visto, tra i sintomi dell’ovaio policistico troviamo: infertilità, assenza di ovulazione, irregolarità mestruale, quali amenorrea e oligomenorrea, cicli dolorosi (dismenorrea), elevati livelli di ormoni androgeni non riferibili ad altre condizioni cliniche, irsutismo (peluria in eccesso sul viso e sul corpo), tendenza all’acne, mentre attualmente le cause che ne determinano l’insorgenza non sono note. Tuttavia, il fatto che in molti casi ci sia una familiarità fa pensare che il disturbo possa avere componenti genetiche. La gran parte dei sintomi invece sembra essere correlata all’aumento del livello di androgeni nell’organismo.

Le mamme “perfette” a rischio depressione

mamma-e-figlioLa maternità è qualcosa di meraviglioso, emozionante e ineguagliabile. Ci sono alcune mamme però che vivono il loro ruolo genitoriale non come qualcosa di naturale, non come un rapporto da costruire giorno dopo giorno con errori e successi, ma come un ruolo rigido i cui comportamenti sono stabiliti dai dettami sociali e da quello che gli altri si aspettano da loro.

Molte delle mamme “super perfette” in realtà nascondono dietro la facciata di serenità e di controllo un mondo di instabilità e di angoscia che rischia di condurre alla depressione. Questi i risultati di una ricerca canadese che ha coinvolto 100 neo mamme al loro primo figlio, lo studio che prevedeva la compilazione di un test che valutasse la tendenza al “perfezionismo” ha messo in evidenza come il comportarsi secondo le aspettative sociali sia assolutamente dannoso per le neomamme ed ha associato sintomi depressivi a questo tipo di comportamenti.

In vacanza con gli amici

bambini vacanze

L’estate è arrivata già da un pò e sono molte le famiglie che hanno deciso di fuggire dal caldo torrido delle città per dedicarsi qualche giorno di relax. Accade spesso che coppie di amici decidano di trascorrere del tempo insieme, condividendo le proprie vacanze. Cosa rappresenta questo per i rispettivi bambini? Condividere del tempo libero con altri bambini può essere, ovviamente, molto divertente e rappresenta un’ottima occasione di crescita e confronto. E’ importante, per prima cosa, affinchè la vacanza condivisa riesca bene, scegliere il posto ideale. Per i bambini al di sotto dei due anni di età, sono consigliabili posti tranquilli e sicuri, dove i bimbi possono trovare un luogo in cui giocare e muoversi senza troppe ansie e divieti. Per i bambini di età superiore ai due anni, invece, la scelta del posto è soggetta a minori preclusioni in quanto i bimbi si adattano meglio ai diversi ambienti. La vacanza condivisa comporta numerosi benefici sia per i genitori che per i bambini. I genitori, infatti, appaiono più tranquilli e rilassati poichè i bambini sono impegnati a giocare tra  loro e ci sono più persone a vegliare su di loro.

Collaborare con la ricerca: il progetto NINFEA

ninfea

La gravidanza, si sa, è un periodo molto delicato nella vita di una donna, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Il corpo della futura mamma affronta numerosi cambiamenti per accogliere al meglio la nuova vita che sta crescendo al suo interno. Proprio per la delicatezza e la complessità dell’evento, può accadere che non tutto vada come dovrebbe e che insorgano problemi più o meno gravi che possono turbare la serenità della donna e della sua gravidanza. Per questo la ricerca scientifica assume un ruolo di rilievo nella conoscenza, nella cura e nella prevenzione di tutti quei problemi legati alla gravidanza e alla nascita del bambino. Oggi è possibile, per le donne in dolce attesa, collaborare attivamente con la ricerca attraverso un importante progetto: il progetto NINFEA.

Cosa è il progetto NINFEA?

Il progetto NINFEA (Nascita e INfanzia: gli Effetti dell’Ambiente) è un progetto scientifico rivolto alle future mamme che, dedicando un pò del loro tempo attraverso dei questionari, possono aiutare la ricerca nella conoscenza di tutti quei fattori che incidono sull’insorgere di patologie o complicazioni durante la gravidanza, la nascita, l’infanzia e l’adolescenza dei loro bambini.

Perchè il bambino ha gli occhietti rossi

occhi arrossati bambino

L’arrossamento degli occhi nel bambino può dipendere da almeno tre cause diverse: il piccolo potrebbe essere vittima di una irritazione dovuta ad allergia ai pollini, di un’infezione batterica oppure avere risentito negativamente dell’esposizione ai raggi solari che avviene molto più massicciamente in estate con la frequentazione di spiagge e spazi aperti. In quest’ultimo caso però l’unico sintomo manifestato dal piccolo sono gli occhi rossi e si parla di “congiuntivite della bella stagione”.

Diverso è invece in caso di congiuntivite allergica e congiuntivite batterica.

La congiuntivite allergica nel bambino

La congiuntivite allergica è normalmente causata dai pollini abbondantemente presenti nell’aria. Oltre agli occhi arrossati il bambino avrà sintomi quali lacrimazione intensa, prurito e raffreddore allergico che si manifesta con un’abbondante produzione di muco liquido e trasparente. Non è però presente secrezione dall’occhio. In caso di congiuntivite allergica il pediatra potrà ritenere opportuno prescrivere colliri antistaminici o farmaci a base di cortisone (nelle forme più gravi); gli occhi dovranno essere protetti dall’esposizione ai raggi solari, anche attraverso l’utilizzo di occhiali da sole, perchè questi possono far aumentare il fastidio e aggravare l’allergia. I bambini affetti da asma e altre allergie sono più predisposti a sviluppare congiuntiviti allergiche.