Tutto si può migliorare, verissimo. Restiamo comunque un Paese molto fortunato, soprattutto perché la nostra sanità è un’eccellenza e partorire in Italia, salvo alcuni sfortunati casi, è sicuro per la mamma e per il bambino. Purtroppo non è ovunque così. Ogni anno nel mondo 303 mila donne muoiono durante la gravidanza e il parto, mentre 2,7 milioni di bambini muoiono nei primi 28 giorni di vita e 2,6 milioni nascono morti.
Morti che nella maggior parte dei casi sarebbero evitabili con cure di qualità e che in gran parte dei casi non vengono registrate. A segnalarlo è l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sul suo sito. Quasi tutti i bambini nati morti e la metà di tutte le morti neonatali non sono registrate con un certificato di nascita o morte, e quindi non sono mai state rilevate e analizzate nel sistema sanitario. Il risultato è che spesso i Paesi non conoscono il numero esatto di decessi né le loro cause, e quindi non sono in grado di prendere provvedimenti efficaci e tempestivi per prevenirle.
Questo è un quadro sconvolgente. Pensate che esistono dei paesi in cui la mortalità materna tocca punte del 70 percento. Vuol dire che 7 donne su 10 muoiono mettendo alla luce il loro bambino. A tal fine l’Oms ha appena pubblicato 3 documenti per aiutare i paesi a migliorare la raccolta dei dati sulle morti materne e neonatali. Il primo è sul sistema standard di classificazione, in modo ad esempio da collegare le condizioni della donna incinta, come diabete e ipertensione, alle morti durante il parto. Prima non c’era un sistema di classificazione comune ai paesi ricchi, a basso e medio reddito.
La seconda pubblicazione è una guida su come analizzare le morti individuali, per implementare possibili soluzioni, mentre l’ultima è invece finalizzata a rinforzare i processi di revisione della mortalità materna in ospedali e cliniche