Si è tenuto a Roma, dal 19 al 21 gennaio scorsi, presso il Complesso Monumentale di Santo Spirito in Saxia, il congresso di “Ginecologia, medicina della riproduzione e ostetricia” organizzato dalla SIOG (Società italiana di oncologia e ginecologia) . Il congresso è stato, tra l’altro, l’occasione per ribadire il legame, già noto, tra alimentazione della futura madre e salute del nascituro con particolare riferimento all’importanza degli acidi grassi essenziali omega 3.
Riccardo Pinna, dottore in chimica e tecnologie farmaceutiche e responsabile del progetto dieta zona per l’Europa, ha infatti sottolineato come il fabbisogno di questi nutrienti aumenti proprio in gravidanza, soprattutto nel corso del terzo trimestre. Più precisamente sarebbero due gli omega 3 che influiscono in maggior misura sulla salute del piccolo: quelli indicati con le sigle EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico); il primo è alleato del cuore e del sistema immunitario, il secondo di occhi e sistema nervoso.
Proprio quest’ultimo è fondamentale per le donne nel corso dell’ultimo trimestre di gravidanza (quando le cellule nervose si riproducono in maniera vertiginosa) e durante l’allattamento. Assumere il quantitativo adeguato di omega 3, inoltre, allontana il rischio di parto pretermine e protegge dunque il bambino dall’eventualità che una nascita prematura ne danneggi lo sviluppo.
Ma come può una futura mamma aumentare l’assunzione di EPA e DHA? In teoria, il modo migliore sarebbe quello di consumare più pesce ma l’inquinamento dei mari pone un limite molto grave a questa opportunità poichè a causa di questo fenomeno molti prodotti ittici risultano contaminati da mercurio, piombo e diossine.
In alternativa la futura mamma può ricorrere agli integratori di olio di pesce ampiamente disponibili in commercio ma naturalmente senza ricorrere al fai da te; è sempre opportuno sentire sempre il parere del medico che saprà consigliarci circa le dosi giornaliere consigliate e le modalità di assunzione più indicate.
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