Si fanno sempre meno bambini e questa purtroppo è una certezza. Così come non si cade in errore sostenendo che l’Italia sta diventando un paese di vecchi, con tutto rispetto per i nonni. Ciò che però stupisce è l’aumento dei congedi parentali. I lavoratori decidono di stare a casa ad assistere, giustamente, i loro bambini.
L’anno scorso in Italia ci sono state 550mila nascite, 12 mila in meno rispetto all’anno successivo e 300 mila genitori hanno scelto di stare a casa, ovvero un 3% in più rispetto al passato. Se poi non paragoniamo i dati solo tra 2009 e 2010, ma guardiamo un po’ più indietro (5 anni) ci possiamo accorgere che i congedi sono cresciuti di circa un terzo. La verità è che non si sta a casa solo quando nasce un bambino, ma si può chiedere l’astensione volontaria dal lavoro fino all’ottavo anno e anche in caso di adozione.
Ancora oggi la maternità per alcuni lavoratori è un lusso. Ci sono donne costrette a firmare le dimissioni in bianco promettendo di non restare incinte o signore che hanno paura di non poter fare carriera. Lo Stato italiano, però, non ha fornito servizi adeguati in sostegno alla famiglia e i genitori sono obbligati a stare a casa per supplire la carenza di asili e nidi. Inoltre, in questi anni anche i papà si stanno abituando all’idea. Ma chi sono le persone che scelgono di aderire a questa possibilità?
Sono soprattutto donne tra i 35 anni e i 39. Questa è la dimostrazione che le mamme arrivano alla prima gravidanza non più giovanissime e forse dietro a questa scelta c’è una situazione lavorativa precaria che condiziona anche la decisione di avere un bambino. Ovviamente, sono donne con contratti a tempo indeterminato. Sono solo 4.500, in tutta Italia, le richieste provenienti da coloro che hanno contratti a termine. Le Regioni in prima linea, invece, sono Lombardia, Venero e Lazio. Tra questo le signore, spunta anche qualche papà. Crescono del 10% e solo l’anno scorso sono stati 27 mila.
[Fonte: IlSole24Ore]