Stamattina mi sono imbattuta in un articolo molto interessante su La Stampa. L’argomento non è affatto nuovo per noi ma tornarci su mi sembra un buon modo di inaugurare questo nuovo anno che si apre all’ombra della crisi e, mi sembra, sotto l’egida del pessimismo.
Si parla infatti di donne, maternità e lavoro, della tragedia di vivere in un paese che di fatto non riconosce alle donne lavoratrici il diritto di diventare madri. L’articolo sciorina pochi dati e molti fatti: la natalità in Italia sarebbe tra le più basse del mondo se non fosse per i bimbi nati da genitori stranieri che sono 78mila ogni anno.
La metà delle giovani donne lavoratrici ha un contratto atipico che non prevede che percepiscano alcun assegno di maternità, il congedo di paternità obbligatorio è concesso per un tempo talmente breve che papà non può essere di alcun reale aiuto.
Un quinto delle donne lavoratici è costretto ad abbandonare il proprio impiego dopo la nascita del primo figlio.
Quante sconfitte personali dietro a questi pochi numeri. Eppure, dice giustamente l’autrice del pezzo, basterebbe così poco: congedi di paternità più adeguati, assegni di maternità per tutte.
Servizi pubblici per la prima infanzia più numerosi e flessibili, tempo prolungato in tutte le scuole da nord a sud del paese, sgravi fiscali per le famiglie in cui entrambi i genitori lavorano, aggiungo io.
E ancora: il riconoscimento dell’enorme valore della donna, dell’importanza del suo ruolo per la crescita sociale, economica e culturale di un paese che sprofonda sempre di più tra l’indifferenza dei governi che si succedono, indipendemente dal loro colore.
Lo sviluppo di politiche economiche e sociali a sostegno delle mamme e dei bambini DEVE essere al centro di una politica che vuole rilanciare il nostro paese dal punto di vista economico e culturale, che vuole davvero metterlo in pari con gli altri paesi dell’Unione Europea.
Alzi la mano che non è stanca di sentire che le donne francesi mettono al mondo molti più figli di noi anche se lavorano. Al 2012 chiedo che il nostro diventi un paese migliore. Chiedo di poter essere fiera di essere una donna lavoratrice italiana. Aspettiamo.
[Fonte]
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