Lei non era per niente d’accordo che io corressi, aveva molta paura già quando gareggiavo sulle minimoto da bambino. Sono stato felice un giorno, poco tempo fa, quando vedendomi in pista, mi ha preso da parte e mi ha detto: “Ho ancora paura, ma non farti correre sarebbe stato impossibile.
A dirlo è il grande campione di motociclismo Marco Simoncelli in un’intervista per Vanity Fair nel 2008, alla vigilia della vittoria del suo primo Gp in classe 250, un alloro iridato che lo renderà famoso non solo per le sue stravaganze e la folta capigliatura.
Coriano, il paese natale di Marco si è stretta al dolore della famiglia di SuperSic. Come potete immaginare mamma Rossella è staziata, come tutta la famiglia e chi lo conosxeva.
Il manager di Marco Simoncelli, Carlo Pernat, è intervenuto all’edizione delle 13.30 del Tg1 e ha ricordato il rapporto speciale che lo legava ai suoi genitorei:
Era un ragazzo di altri tempi, un ragazzo con dei valori che gli ha dato la famiglia, il papà, la mamma, con la sua fidanzatina. Un giovane senza avere tanti altri grilli per la testa, un ragazzo con tanti sogni e ambizioni e tanta amicizia per tutti.
Lo ricorda così:
Le partite di scopone, i nostri viaggi in America, la voglia di arrivare: era tutta in lui, era veramente dentro di lui, c’era questa voglia di successo perchè sapeva di poterlo avere. C’era arrivato con tante difficoltà ma c’era arrivato grazie alla sua famiglia, onestamente grazie a suo padre, grazie a sua madre che l’avevano anche, secondo me, tenuto sotto una campana di vetro. Ripeto, un ragazzo di altri tempi, simpatico, non c’era una persona che non salutava, forse lo attaccavano anche un po’ troppo, non diceva mai di no ad un autografo e se era anche arrabbiato lo faceva lo stesso. Questo tanto per far capire chi era Marco Simoncelli. D’altronde, è uno sport pericoloso anche se queste cose non dovrebbero succedere, ma il mondo è questo. Ce lo ricorderemo sempre come un futuro campione del mondo.
Via | Vanity Fair e MNews