L’autismo è una malattia che spaventa, perché si manifesta abbastanza all’improvviso nei bambini piccoli ed è ancora sconosciuta la causa. A oggi, l’unico mezzo per contrastare il problema è stato individuarne i sintomi precocemente così da aiutare i piccoli a convivere al meglio con questo disturbo. Finalmente però una notizia che dà speranza. A Londra si faranno i primi test del Developing Human Connectome Project, un’iniziativa del King’s College, dell’Imperial college e della Oxford University.
Che cos’è? Si tratta di un sistema che indagherà nel cervello dei bambini i segni dell’autismo già durante la gravidanza. Lo studio, che dovrebbe durare sei anni, prevede di fare la risonanza di 500 feti nel terzo trimestre di gravidanza. Ora gli esperti stanno reclutando le mamme. Con quale logica? Alcune dovranno avere parenti con autismo, perché l’ereditarietà è considerata un fattore di rischio. I dati in gravidanza saranno incrociati con lo stato di salite dei bambini. Per fare ciò dovranno attendere i due anni di età dei piccoli
Mappare il cervello prima della nascita è importante perché può rivelare quando avvengono gli eventi critici.
Ha commentato Ed Lein, uno degli autori della scoperta e dei coordinatori del progetto. Questi test si basano sulla scoperta fatta sui feti abortiti, che i primi segni dei problemi nella connessione dei neuroni si vedono già in gravidanza. È davvero un punto importante da cui partire. Sicuramente non cambierà il futuro di tutti quei bimbi che già autistici lo sono, ma capire il meccanismo e l’origine di questo disturbo potrà permettere l’elaborazione di nuove terapie, se non curative almeno preventive.
Secondo i ricercatori, il cervello di un bimbo si costruisce durante la gestazione e include anche la creazione di una corteccia con sei strati. In ogni fascia, si sviluppano diverse tipologie di cellule cerebrali, ciascuna con compiti ben precisi e geni ben distinti. I piccoli con autismo presentavano nelle sei fasce corticali aree di sviluppo disgregato
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