Sin dal primo giorno di inserimento all’asilo nido il mio cruccio più grande è stata la pappa; fino a quel momento infatti ero sempre stata io a preparare i pasti a mio figlio e ad assicurarmi che finisse il piatto beatamente seduto sul suo seggiolone. Quando dovetti portarlo al nido per riprendere il mio lavoro però cominciai a temere che non avrebbe mangiato volentieri lontano da casa e soprattutto mi pesava il fatto di non essere più io a nutrirlo; da un lato mi mancavano tanto quei momenti in cui stavo a contemplarlo mentre si strofinava la pasta al pomodoro dappertutto (ha voluto mangiare solo sin dal decimo mese di vita), dall’altro mi sentivo un po’ in colpa per la mia assenza.
Di recente però ho scoperto che se anche la mia malinconia resterà lì almeno per qualche altro anno, il senso di colpa che ho provato fino ad ora rischia di ridimensionarsi un po’. E vi racconto perchè.
Qualche giorno fa ho finito in anticipo a lavoro e non avendo altri impegni ho deciso di andare subito a prendere mio figlio; invece che alla 14, come di consueto, sono arrivata intorno alle 13. Viene ad aprirmi la porta l’educatrice che con molto imbarazzo mi spiega che la ditta che fornisce i pasti ha avuto un contrattempo e che i piccoli non hanno ancora pranzato; di istinto le rispondo di non preoccuparsi e che ci avrei pensato io una volta arrivata a casa.
Mio figlio però, richiamato dai suoi giochi, esita e indicando il carrello già pronto con le vettovaglie dice: “Mamma! Qui pappa!”. Comprendendo il suo disorientamento cerco di spiegargli la situazione e lo persuado a seguirmi in macchina. Una volta sistemato sul seggiolino continua ad apparire perplesso e a un certo punto sbotta: “Mamma! Fame io!”; ancora una volta cerco di spiegargli come sono andate le cose ma lui mi guarda ingrugnito e ripete: “Faaaameeee” alzando le manine come quando si vuole spiegare qualcosa a qualcuno in modo perentorio.
A quel punto soffocando le risate gli dico: “Si, so che hai fame, ti prometto che appena arriviamo a casa ti preparo subito la pappa” e lui più incavolato che mai mi risponde: “Mamma! Pappa co’ bimbi io!”. Non vi nascondo che ho faticato a non mettermi a ridere vedendo la sua faccina buffa e tenera mente cercava di difendere quello che evidentemente ritiene un suo diritto: sedersi intorno a un piccolo tavolo a mangiare insieme agli altri bambini e godere così di un momento di convivialità e gioia con in coetanei. E io che mi sentivo così in colpa! Me lo sarei mangiato di baci.