Fare la mamma e lavorare. Le donne sono abituate a dividersi su tanti impegni quotidiani: essere mogli, madri, impiegate, dirigenti, padrone di casa e pure figlie, perché a volte ci sono anche i genitori, non più giovani, da gestire. Non è facile, eppure è così da generazioni. Un recente studio Eurostat, reso pubblico in occasione della festa della donna, dimostra che il tasso di occupazione femminile diminuisce con l’aumentare del numero dei figli, mentre per gli uomini accade il contrario. Non è così in tutti Paesi dell’Unione Europa: in Olanda succede esattamente l’opposto.
I paesi, invece, in cui le mamme fanno più fatica a trovare lavoro sono la piccola isola di Malta e l’Italia. Una realtà che forse non ci sorprende neanche più, ma che diventa ogni giorno più pesante per la mancanza di posti sufficienti agli asili nidi e strutture pubbliche di assistenza.
Per elaborare questi dati, la statistica ha sezionato le diverse tipologie familiari: donne senza figli, media Ue 75,8 per cento di occupazione; Germania 81,8, Finlandia 83,2, Italia (63,9) e Malta (56,6). Madri con un figlio: media Ue 71,3; Francia 78; Gran Bretagna 75, Grecia 61,3, Italia 59 e Malta 45,7. Madri con 2 figli: media Ue 69,2, Belgio 77,2, Francia 78, Slovenia 89,1, Finlandia 83,3, Italia 54,1, e Malta, 37,4. Stessa cosa anche per le mamme con tre figli.
Negli ultimi 10 anni, inoltre, l’occupazione femminile in generale è crollata di quasi due punti percentuali. Non crediamo che dietro a questi risultati ci sia ancora la solita logica che la donna deve stare a casa ad accudire i figli. Nei Paesi più tradizionalisti non è più così: pensate solo che la cattolica Spagna ha registrato ottimi risultati in termini di lavoro “rosa”. Secondo gli esperti, la crisi economica iniziata nel 2008 ha messo duramente alla prova le donne.
Ci sono però delle zone felici: gli indici dell’occupazione femminile, in Olanda, in Finlandia e in Ungheria sono totalmente invertiti, soprattutto quando le donne decidono di mettere al mondo più bambini. La giovane madre, dopo il primo anno di crisi, riesce a riassestarsi forse anche con l’aiuto di nonne o di zie, e superi poi, il secondo parto, molto più pronta ad affrontare gli stress del ritorno al lavoro. Insomma, anche il lavoro di mamma si trasforma in routine quando c’è un tessuto sociale e politico pronto a sostenerlo.
[Fonte: Corriere]
la situazione è in via di miglioramento anche nella vicina Francia grazie ad una politica per la famiglia. per quanto riguarda la Finlandia (di cui sono a conoscenza tramite un’amica) il supporto non è dato da nonne e zie bensi’ da asili nido. La famiglia là è ben diversa che da noi.
Aggiungerei un altro dato: spesso da noi le difficoltà delle mamme sono legate anche a doverselo tenere stretto il lavoro rinunciando a quelli che sono diritti acquisiti (per esempio rinunciare all’allattamento o addirittura alla maternità come è capitato a me!)
mammamedico