E’ fresca la notizia del giudice che ha condannato una mamma ferrarese a un anno e quattro mesi per essere stata troppo ansiosa e iperprotettiva nei confronti del figlio, creando attorno a lui una sorta di campana di vetro. Ma la notizia dalla Gran Bretagna va oltre a ogni comprensibile istinto di protezione che a volte ci fa commettere qualche esagerata premura.
Una donna di 31 anni di origine ghanese ha provocato la morte del figlio con l’alimentazione forzata. Quasi un film dell’orrore, se non fosse che l’epilogo tragico ha i risvolti di una storia vera. Purtroppo non è una trama e se lo fosse avrebbe trovato il suo giusto background, visto che per un macrabo caso la donna è anche infermiera.
E’ risaputo infatti che il personale infermieristico è l’unico specializzato, forse più dei medici, a curare l’alimentazione dei pazienti e quotidianamente si ha a che fare con sondini gastrici, ma quello che ha compiuto questa donna sui suoi figli è un crimine: li ha sempre alimentati facendo inalare il cibo frullato. Uno di questi figli a causa di questa pratica si è dovuto operare e subire una ricostruzione plastica, l’ultimo è morto qualche mese fa a causa di una polmonite dovuta all’ingozzamento forzato.
Il patologo che si è occupato di effettuare l’autopsia ha riferito di non aver mai visto così tanto cibo nei polmoni di un bambino. La madre ha riferito che la sua era una tecnica “completamente perfetta”. Ora si capisce che qui non parliamo di iperprotezionismi ma di disegni criminali di persone che , presumo, non hanno un contatto sano con la realtà.
La madre infatti è colei che accoglie il figlio al seno e che lo nutre anche quando è in grado di essere autonomo, perchè noi madri siamo così e sbagliamo anche nel nome del bene di nostro figlio. Ma cosa spinge certe madri a uccidere il proprio figlio?
Via | Giornalettismo.com