I nostri bambini sono fortunati. Vivono nelle loro case, circondati da amore e in alcuni casi da montagne di giocattoli. Può sembrare retorico, ma quando si analizzano i dati del rapporto annuale dell’Unicef ci si sente impotenti e privilegiati. Il 25 percento dei piccoli sotto i 5 anni soffre di malnutrizione cronica. Che cosa comporta? Ovviamente un arresto della crescita e dello sviluppo.
Le zone più colpite sono l’ Africa subsahariana e l’ Asia meridionale. Si stima che l’80 percento dei bambini malnutriti vivono in soli 14 paesi. È possibile lavorare per dare una speranza a questi piccoli? Secondo il Rapporto Unicef “Improving Child Nutrition: The achievable imperative for global progress” è fondamentale focalizzare l’attenzione sulla gravidanza e sui primi due anni della vita del bambino. È proprio in questa fase che si mettono le basi per una crescita sana del piccolo. Anthony Lake, Direttore generale dell`Unicef, ha spiegato:
La malnutrizione cronica può eliminare le opportunità di un bambino e di conseguenza eliminarle dallo sviluppo di una nazione le nostre evidenze sui progressi raggiunti mostrano che ora è il momento di premere l`acceleratore.
Quali sono i danni per il piccolo? Abbiamo parlato di arresto dello sviluppo. In questo senso i danni fisici sono irreversibili e riducono le performance a scuola. I bambini cronicamente malnutriti, rispetto agli altri, sono esposti anche a un più alto rischio di morte per malattie infettive.
L’Unicef sta lavorando molto per aiutare le zone più povere del mondo, infatti, nel rapporto sono menzionati i successi in 11 Paesi (Etiopia, Haiti, India, Nepal, Perù, Ruanda, Repubblica Democratica del Congo, Sri Lanka, Kirghizistan, Repubblica Unita della Tanzania e Vietnam), dove sono state ampliate le politiche per la nutrizione.
Ci sono Paesi che hanno bisogno ancora di molto aiuto e lavoro, come l’India. Per esempio, qui, solo nello stato di Maharashtra (zona ricca dell’india) il 39% dei bambini sotto i due anni ha sofferto di malnutrizione cronica tra il 2005-2006. Nel 2012 la percentuale è scesa a 23 percento. I risultati ottenuti sono egregi.
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