Maggio, tre poesie dedicate

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Sarà anche un maggio all’insegna dell’instabilità metereologica, ma maggio resta sempre maggio, uno dei mesi più belli dell’anno quando la natura si risveglia e torna la primavera.

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Ecco tre poesie per celebrare la primavera, È maggio e Chiesa di maggio di Giovanni Pascoli, uno dei poeti che meglio ha celebrato la natura e Maggiolata di Giosuè Carducci.

È maggio 

di Giovanni Pascoli

A maggio non basta un fiore.

Ho visto una primula: è poco.

Vuol nel prato le prataiole:

è poco: vuole nel bosco il croco.

E’ poco: vuole le viole; le bocche

di leone vuole e le stelline dell’odore.

Non basta il melo, il pesco, il pero.

Se manca uno, non c’è nessuno.

E’quando è in fiore il muro nero

è quando è in fiore lo stagno bruno,

è quando fa le rose il pruno,

è maggio quando tutto è in fiore.

 

Chiesa di maggio 

di Giovanni Pascoli

Sciama con un ronzio d’ape, la gente

da la chiesetta in sul colle selvaggio;

e per la sera limpida di maggio;

vanno le donne a schiera, lente lente.

E passano tra l’alta erba stridente,

e pare una fiorita il lor passaggio;

la attende, a valle, tacito il villaggio

con le capanne chiuse e sonnolente.

Ma la chiesetta ancor ne l’alto svaria

tra le betulle, e il tetto d’un intenso

rossor sfavilla nel silenzio alpestre.

Il rombo de le pie laudi ne l’aria

palpita ancora: un lieve odor d’incenso

spendesi tra le mente e le ginestre.

 

Maggiolata 

di Giosuè Carducci 

Maggio risveglia i nidi,

maggio risveglia i cuori;

porta le ortiche e i fiori,

i serpi e l’usignol.

Schiamazzano i fanciulli

in terra, e in ciel li augelli:

le donne han ne i capelli

rose, ne gli occhi il sol.

Tra colli prati e monti

di fior tutto è una trama:

canta germoglia ed ama

l’acqua la terra il ciel.

E a me germoglia il cuore

di spine un bel boschetto;

tre vipere ho nel petto

e un gufo entro il cervel.

 

 

photo credits | think stock

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