Quante volte avete chiesto al vostro bambino: “Ti sei lavato le mani?”. È un gesto semplice, ma spesso sottovalutato. Proprio ieri si è svolta la quinta Giornata internazionale per la pulizia delle mani, una ricorrenza importante, firmata Unicef, volta a sensibilizzare le famiglie e soprattutto a salvare i bambini che ogni anno muoiono inutilmente.
Può sembrare cosa da poco, eppure lavarsi le mani è un’abitudine importantissima per difendere la salute. Sono, infatti, un vettore d’infezioni. Secondo i dati dell’Unicef circa 2 mila bambini con meno di 5 anni muoiono per malattie diarroiche, di questi circa 90 percento a causa della mancanza di acqua potabile e servizi igienici.
È un dato in regressione, ma resta ancora troppo elevato. Ovviamente colpisce soprattutto i Paesi del Terzo Mondo. Per avere un’idea, in Ruanda solo il 2% della popolazione si lava regolarmente le mani con il sapone, mentre il 96% delle famiglie ricche in Mongolia si lava le mani, contro solo un 10 % dei poveri. C’è poi una differenza in base alla zona di residenza. Per esempio, in Swaziland, il 50 % delle famiglie residenti nelle città ha l’abitudine di lavarsi le mani, contro un 26% di quelle che abitano nelle zone rurali.
Quando è necessario lavarsi le mani? In teoria sempre, ma ci sono dei momenti particolarmente importanti, come prima e dopo aver manipolato alimenti, essere andati in bagno, aver cambiato il pannolino al proprio bambino o aver toccato oggetti in luoghi pubblici (per esempio le maniglie dei mezzi pubblici o i bottoni dell’ascensore). In Italia, come siamo messi in termini di igiene delle mani? L’80% delle mamme si occupa della pulizia delle mani dei proprio bambini, ma solo il 39% sa che diarrea, infezioni ospedaliere, influenza e patologie respiratorie sono spesso legate al non corretto lavaggio delle mani. Questi dati provengono dal progetto Crescere Protetti, iniziativa della Società italiana di pediatria (Sip).
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