Il cesio radioattivo trovato nel latte in polvere per bambini Meiji non supera il livello di guardia. Tuttavia, l’azienda produttrice ha voluto comunque avvisare i consumatori, offrendosi di sostituire gratuitamente le confezioni contaminate.
Ora, non sono un’esperta in materia ma mi chiedo: anche se la radioattività non ha raggiunto il livello di guardia in un dato alimento, ma quell’alimento viene consumato quotidianamente, anzi più volte al giorno, i rischi per la salute non sono comunque altissimi?
Considerando inoltre le informazioni contraddittorie e mai poco chiare del governo e delle aziende giapponesi, come faranno a fidarsi i genitori? In questo caso non è neanche utile discutere se sia meglio il latte artificiale o quello naturale, perché le mamme sono anch’esse contaminate.
Quindi, paradossalmente, se acqua e latte provenissero da paesi esteri l’alimentazione dei neonati sarebbe più sicura.
Di sicuro non vorrei trovarmi nei panni di quelle mamme e tuttavia non posso fare a meno di chiedermi come si comportarono, a suo tempo, le mamme europee dopo la notizia dei guasti e delle perdite di Chernobyl. Se volete approfondire la notizia, vi rimando ai colleghi di Ecologiae, che hanno giustamente richiamato anche la storia del presentatore giapponese malato di leucemia per aver consumato in diretta cibi contaminati.
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