<img class=”aligncenter size-full wp-image-26341″ title=”scuola dell’infanzia” src=”https://www.tuttomamma.com/wp-content/uploads/2012/09/scuola-dellinfanzia.jpg” alt=”inserimento all’asilo” width=”489″ height=”325″ />
Settembre: mese in cui si rientra dalle vacanze, riaprono le scuole e, per i bambini che si apprestano a frequentare il primo anno di asilo nido o di scuola dell’infanzia, inizia anche il famoso <strong>inserimento</strong>.
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Tutte noi mamme sappiamo di cosa si tratta: è la prassi secondo cui il bambino, per abituarsi al nuovo ambiente, inizia la sua permanenza a <strong>scuola</strong> “a piccole dosi”: prima per una o due ore al giorno, anche in presenza del genitore, poi man mano sempre più a lungo, con il genitore che si allontana e lo va a riprendere all’orario prefissato. Ogni asilo o scuola ha il suo programma di <a title=”Inserimento alla scuola materna: come affrontarlo” href=”http://www.tuttomamma.com/inserimento-scuola-materna/1989/” target=”_blank”>inserimento</a> (tendenzialmente più soft negli <strong>asili nido</strong> e più “rapido” alla <strong>scuola materna</strong>), ma in linea di massima funziona così.
Ebbene, c’è un articolo in proposito, pubblicato su <a href=”http://27esimaora.corriere.it/articolo/i-bamboccioni-nascono-allasilole-follie-dellinserimento-allitaliana/” target=”_blank”>La Ventisettesima Ora</a>, che sta facendo parecchio discutere: l’autrice sostiene infatti che l’<strong>inserimento</strong> all’italiana sia una vera e propria follia, in quanto non terrebbe conto né delle specificità dei singoli bambini né delle esigenze dei genitori che lavorano e che non possono quindi permettersi di prendere continui permessi.
La giornalista sostiene che, nel suo caso, si è vista imporre un <strong>inserimento</strong> lungo e inutile, in quanto suo figlio fin dai primi giorni non mostrava alcun disagio, e che quindi sarebbe potuto benissimo rimanere in classe senza il genitore di turno praticamente da subito. Di più: nell’articolo si suggerisce che ci sia poco da stupirsi se siamo circondati da bamboccioni trentenni che vivono ancora con i genitori, se fin dall’asilo siamo noi stessi a non insegnare loro l’<a title=”Il bambino e la conquista dell’indipendenza” href=”http://www.tuttomamma.com/indipendenza-bambini/17445/” target=”_blank”>indipendenza</a>.
Le reazioni non si sono fatte attendere: c’è chi accusa il tono eccessivamente supponente ed esterofilo dell’articolo, chi ritiene la giornalista in questione una carrierista poco attenta alle esigenze dei figli, chi ricorda che l’<strong>inserimento</strong> è una prassi consolidata anche all’estero.
Certo è che, se è condivisibile il concetto di base dell’articolo, secondo cui l’ingresso alla scuola non deve passare come un pericolo o una minaccia da cui i bambini vanno “protetti”, è anche vero, a mio parere, che si tratta comunque di un passaggio importante in cui è bene che siano “accompagnati”.
L’ideale sarebbe che questo venisse fatto nel rispetto delle diverse esigenze dei singoli bambini (c’è chi sarà subito pronto, chi avrà bisogno di un processo più graduale), senza imporre un percorso uguale per tutti; dal canto loro, le mamme potrebbero vedere questo periodo, senz’altro impegnativo sotto molti punti di vista, come un’opportunità piuttosto che come un dovere, ad esempio per conoscere meglio le maestre, i compagni, l’ambiente.
E voi, che ne pensate?
[Photo Credits | Thinksock]Rich Text Area Settembre: mese in cui si rientra dalle vacanze, riaprono le scuole e, per i bambini che si apprestano a frequentare il primo anno di asilo nido o di scuola dell’infanzia, inizia anche il famoso inserimento. Tutte noi mamme sappiamo di cosa si tratta: è la prassi secondo cui il bambino, per abituarsi al nuovo ambiente, inizia la sua permanenza a scuola “a piccole dosi”: prima per una o due ore al giorno, anche in presenza del genitore, poi man mano sempre più a lungo, con il genitore che si allontana e lo va a riprendere all’orario prefissato. Ogni asilo o scuola ha il suo programma di inserimento (tendenzialmente più soft negli asili nido e più “rapido” alla scuola materna), ma in linea di massima funziona così. Ebbene, c’è un articolo in proposito, pubblicato su La Ventisettesima Ora, che sta facendo parecchio discutere: l’autrice sostiene infatti che l’inserimento all’italiana sia una vera e propria follia, in quanto non terrebbe conto né delle specificità dei singoli bambini né delle esigenze dei genitori che lavorano e che non possono quindi permettersi di prendere continui permessi. La giornalista sostiene che, nel suo caso, si è vista imporre un inserimento lungo e inutile, in quanto suo figlio fin dai primi giorni non mostrava alcun disagio, e che quindi sarebbe potuto benissimo rimanere in classe senza il genitore di turno praticamente da subito. Di più: nell’articolo si suggerisce che ci sia poco da stupirsi se siamo circondati da bamboccioni trentenni che vivono ancora con i genitori, se fin dall’asilo siamo noi stessi a non insegnare loro l’indipendenza. Le reazioni non si sono fatte attendere: c’è chi accusa il tono eccessivamente supponente ed esterofilo dell’articolo, chi ritiene la giornalista in questione una carrierista poco attenta alle esigenze dei figli, chi ricorda che l’inserimento è una prassi consolidata anche all’estero. Certo è che, se è condivisibile il concetto di base dell’articolo, secondo cui l’ingresso alla scuola non deve passare come un pericolo o una minaccia da cui i bambini vanno “protetti”, è anche vero, a mio parere, che si tratta comunque di un passaggio importante in cui è bene che siano “accompagnati”. L’ideale sarebbe che questo venisse fatto nel rispetto delle diverse esigenze dei singoli bambini (c’è chi sarà subito pronto, chi avrà bisogno di un processo più graduale), senza imporre un percorso uguale per tutti; dal canto loro, le mamme potrebbero vedere questo periodo, senz’altro impegnativo sotto molti punti di vista, come un’opportunità piuttosto che come un dovere, ad esempio per conoscere meglio le maestre, i compagni, l’ambiente. E voi, che ne pensate? [Photo Credits | Thinksock]
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