La ricerca scientifica fa passi da gigante e prefigura, talvolta, scenari da fantascienza. E’ il caso, almeno credo, di una nuova scoperta fatta dagli studiosi del Massachussets General Hospital di Boston che sono riusciti ad isolare per la prima volta in donne adulte cellule staminali ovariche dalle quali sono state ottenute cellule uovo.
La scoperta è rivoluzionaria perchè ribalta quanto ritenuto fino ad oggi dagli esperti e cioè che ogni donna nasca con un numero definito di ovociti che si esauriscono nel corso della vita fino a determinare l’insorgenza della menopausa, dopo il sopraggiungere della quale è impossibile essere fertili.
Le staminali ovariche rappresentano infatti una fonte di cellule uovo da cui attingere in qualunque momento della vita. Per cui, in teoria, le donne potrebbero far isolare le proprie staminali ovariche e farle conservare in apposite banche di crioconservazione fino al momento opportuno.
Naturalmente se le cellule uovo così ottenute fossero fecondabili questo potrebbe rappresentare un cura in alcuni casi di infertilità ma non manca di ventilare l’ipotesi che vengano utilizzate, in un futuro non si sa quanto lontano, per permettere a donne già in menopausa di avere ancora bambini.
Come è facile immaginare la scoperta fa discutere e non mancano polemiche e distinguo. Il presidente della Sidip (Società Italiana di diagnosi prenatale e medicina materno fetale), il ginecologo Claudio Giorlandino, ad esempio, rileva come la ricerca in questione non tenga conto di alcuni limiti posti dalla genetica (o dalla natura che dir si voglia):
se ache le cellule uovo ottenute da staminali ovariche risultassero fecondabili anche nelle donne (uno studio condotto in precedenza sui topi ha dato conferme in questo senso), in prossimità della menopausa o in caso di insufficienza ovarica le cellule uovo si presentano geneticamente alterate e questo potrebbe far si che gli embrioni generati presentino anomalie genetiche.
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