Lavorare e sopportare il peso di una gravidanza a rischio è davvero un grave problema per molte donne, costrette a stare casa dall’ufficio prima della fine del settimo mese. È sempre una decisione difficile, ma ci sono casi in cui non si può far diversamente. Attenzione però, perché negli ultimi mesi sono cambiate le norme per l’astensione anticipata. Non c’è nulla di particolarmente complicato, semplicemente l’iter burocratico è un po’ diverso.
La richiesta per «gravi complicanze della gravidanza o di persistenti forme morbose» dovrà essere presentata alla Asl di residenza. Che cosa vuol dire? La domanda di astensione dovrà essere diretta agli Uffici di Medicina di Base dei Distretti e correlata della certificazione di un ginecologo del servizio pubblico. È un passaggio delicato: non basta più quindi la visita di un privato, ma ci vuole quella di un medico operante in una struttura pubblica.
Se il proprio medico, invece, lavora in una clinica? Per ottenere questo certificato, care mamme, dovrete andare comunque in una struttura pubblica da un altro ginecologo: la visita è gratuita e può essere prenotata. Il medico è tenuto, accertato il problema, a rilasciarvi un certificato che autorizzi l’astensione fino al periodo obbligatorio per legge, quindi due mesi prima del parto.
All’interno del certificato devono essere attestate le gravi complicanze o la presenza di una malattia pregressa. È importante che tutta la documentazione sia completata in modo corretto. Ma c’è di più, se l’astensione è invece dovuta a condizioni di lavoro che possono mettere a rischio sia la donna sia il bambino, allora, la procedura dovrà essere svolta dalla Direzione Territoriale del Lavoro.
Questo è quello che si devono aspettare le mamme in attesa. Come vedete non è nulla di complicato, sicuramente la procedura sarà un po’ più lunga, soprattutto perché gli ospedali sono abbastanza sovraffollati. Se avete dei dubbi, potrete chiedere al vostro ginecologo che sicuramente saprà consigliarvi nel migliore dei modi.
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