Al via per la prima volta gli Stati Generali della Pediatria: 19 tavole rotonde che si svolgeranno in contemporanea in altrettante regioni italiane il 19 novembre, in occasione della Giornata mondiale del bambino e dell’adolescente che cade il giorno dopo. A lanciare l’iniziativa è la Società Italiana di Pediatria (SIP), da sempre attenta ai temi non solo di salute, ma anche sociali, dell’infanzia e dell’adolescenza.
Un evento inedito attraverso il quale la SIP, forte dei suoi oltre 9mila iscritti, intende coinvolgere genitori, giornalisti, magistrati, istituzioni, insegnanti, forze dell’ordine, in sostanza tutta la società civile, su uno dei temi più discussi: come promuovere un uso più consapevole del web che valorizzi le opportunità e minimizzi i rischi.
Come emerge da un’indagine realizzata in 25 paesi europei dalla rete EU Kids On line, nell’ambito dal Safer Internet Programme della Commissione Europea, i bambini e gli adolescenti italiani hanno minori competenze digitali rispetto ai loro coetanei europei e i loro genitori sono meno consapevoli, rispetto alla media europea, dei rischi sperimentati sul web dai figli.
Ll’81% dei genitori i cui bambini hanno ricevuto messaggi offensivi on line non ne è a conoscenza contro il 56% della media Ue; il 67% dei genitori, contro una media UE del 61%, ignora che i propri figli hanno incontrato faccia a faccia persone conosciute on line. Ed ancora, gli insegnanti italiani risultano i meno disposti in Europa ad aiutare i bambini ad utilizzare internet (65% contro una media del 73%).
Come pediatri sentiamo il dovere di impegnarci per promuovere un uso più utile e sicuro del web, un obiettivo che richiede il coinvolgimento di tutti i cosiddetti ‘stakeholders’ che ruotano attorno al bambino, soprattutto genitori e insegnanti
afferma il Presidente della SIP Alberto G. Ugazio.
Solo costruendo con loro un’alleanza strategica possiamo immaginare sviluppi del web a favore della salute e del benessere dei bambini e degli adolescenti. Centrale, in particolare, è il ruolo della scuola sia per favorire una maggiore ‘alfabetizzazione digitale’ degli studenti sia per offrire un supporto conoscitivo ai genitori, spesso meno capaci dei propri figli di navigare sul web.
Alla presentazione avvenuta qualche mese fa a Milano Ugazio ha posto l’accento su come l’Italia sia un Paese per vecchi, e ai dati che lo sostengono:
Dagli anni Settanta il tasso di fertilità è crollato da 2.2 figli per donna a 1.2, un fenomeno tutto italiano. Nel 1861, nel nostro Paese bambini ed adolescenti costituivano la maggioranza della popolazione, oggi sono invece la minoranza. E ciò malgrado i progressi della medicina che hanno consentito di ridurre il tasso di mortalità infantile da 174 casi su mille d’inizio secolo a 4.4 per mille di oggi.
Un’altro dato significativo è il confronte della spesa pubblica complessiva che ogni paese spende per l’infanzia. Secondo la Sip, la spesa complessiva in Italia è pari a circa l’ l’1,2% del Pil (Prodotto Interno Lordo) inferiore alla media europea (2,1%) e nemmeno lontanamente paragonabile a quella dei paesei scandinavi: Danimarca (3,7), Svezia (3), oppure paesi dove l’istruzione ha un ruole importante come Germania (2,8) e Francia (2,5).
E le differenze diventano più significative se si considerano gli interventi diretti ai bambini al di sotto dei tre anni d’età. Per riportare l’infanzia al centro delle scelte del Paese i pediatri chiedono la collaborazione di tutti i soggetti che ruotano attorno al mondo del bambino: famiglia, scuola, istituzioni, volontariato e mondo scientifico.
Una altro dato riguarderà la malattia cronica nei bambini:
Che ha origine proprio dai progressi della pediatria. Questi hanno consentito di trasformare malattie un tempo mortali in malattie croniche. Anche solo 15 anni fa un neonato sottopeso sarebbe andato incontro a morte certa.
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