Il gioco e il tempo libero sono tra i principali fattori di crescita ed infatti sono stati riconosciuti in campo internazionale, anche a livello giuridico, come insopprimibili diritti di cui l’intero pianeta infanzia deve godere. Il gioco è considerato fondamentale per i bambini anche perché giocando essi acquisiscono la capacità di relazionarsi con gli altri, oltreché di confrontarsi con se stessi.
I genitori di oggi riconoscono ancora questa importanza?
Con la larga diffusione dei giochi elettronici, dei videogiochi e di internet, il gioco ha cambiato completamente faccia: spontaneità, libero sprigionarsi di energie fisiche senza un preciso scopo, socialità non organizzata in spazi all’aria aperta, lasciando invece il posto ad attività individuali, in luoghi chiusi e protetti.
E i bambini non sembrano certamente, abituati come sono a stare in casa, a sentire la mancanza dei giochi tradizionali, il 62% di loro infatti preferisce stare in compagnia di un dispositivo elettronico piuttosto che di altri bambini (ricerca effettuata dal Centro di Ricerca del Dipartimento di Sociologia della Sapienza e capeggiata da Leonardo Cannavò – sintetizzata nell’interessante libro su La qualità di vita dei ragazzi, scritto assieme a Stefania Vergati), in linea con il risaputo fatto che i giochi elettronici possono generare una forte dipendenza nei ragazzi, con correlata ansia e depressione.
Lo sport, che occupa una parte significativa del tempo libero giovanile, è ormai uno dei pochi luoghi, oltre alla scuola, dove i ragazzi trovano occasione di socializzare, dato che una quota elevata di bambini, il 69& (secondo la già citata ricerca), non ha esperienza di gioco in luoghi all’aria aperta (parco, oratorio, cortile, giardino, etc) e questi aspetti si registrano sia per i ragazzini che vivono in città, sia per quelli che vivono nell’hinterland.
Il fatto che sembra più degno di nota è che secondo tali ricerche emerge una tendenza delle famiglie a condizionare profondamente le decisioni del bambino per ciò che riguarda l’impiego del suo tempo, anche perché spesso i genitori lavorano e si sentono più tranquilli nel pensare il bambino in luogo protetto.
Gli adulti hanno un potere decisionale molto elevato sulle scelte dei figli in età preadolescenziale e spesso non li considerano abbastanza grandi per scegliere ciò che è meglio per loro. Inoltre, dietro l’atteggiamento genitoriale, sostengono i ricercatori, si cela spesso la presunzione, tipica del mondo adulto, di conoscere sempre e in ogni occasione quale sia la cosa più giusta da fare per loro.
Ritengo opportuno concludere con le parole di Maria Montessori:
E’ importante che gli adulti riconoscano l’individualità del bambino e e la specificità dei suoi bisogni, acquisendo la sensibilità all’ascolto.
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