Si chiama Baby gaga il nuovo gusto di gelato a base di latte materno inventato dal ristoratore londinese Matt O’Connor. Per la preparazione di quello che viene definito un prodotto bio al 100% viene impiegato solo latte proveniente da donne sane, non alimentate con steroidi che, a differenza delle vere mucche, hanno ricevuto un compenso per l’erogazione effettuata e sono tenute a rispondere alle domande dei giornalisti.
Avrete intuito che il mio tono è lievemente sarcastico. Eh si perchè io, in questa sede, potrei anche far finta che questa idea sia simpatica per quanto stramba e guardare con aria bonariamente divertita quel che accade in Covent garden. Potrei anche dare ragione a una delle neomamme reclutate dal ristoratore attraverso un annuncio pubblicato su Mumsnet la quale afferma, presumo soddisfatta, che non c’è nulla di male a fare qualche soldo vendendo il proprio latte (15 sterline per mezzo litro). Potrei persino dare ragione a Matt O’Connor quando dice che se il latte materno va bene per i neonati è buono anche per gli adulti. Potrei ma non lo farò.
“Peccato” infatti che la natura doni il latte alle mamme per nutrire i propri figli e non per darlo via inutilmente dietro un misero compenso e farsi complici di una trovata pubblicitaria che riduce le donne a mucche parlanti. Peccato, ancora, che io non veda il motivo per cui il gelato, leggo sul Corriere, debba essere servito ai clienti da una cameriera travestita da Lady Gaga (la quale per altro ha anche fatto causa al gestore del locale) e neppure il motivo per cui tutte le immagini reperibili sul web a commento di questa iniziativa ritraggano una signorina vestita in stile burlesque che versa del latte su una coppa di gelato direttamente da un biberon.
Peccato, infine, che io veda in questa trovata l’ennessimo insulto alla dignità della donna, persino di quella che è appena divenuta mamma; un altro passo verso la mercificazione del nostro corpo che ci equipara ad animali (le donne che forniscono il latte vengono sottoposte a tutti i controlli necessari, proprio come le mucche e le pecore) e quel che è più grave con la nostra complicità (come al solito direi).
Nel marzo del 2010, l’artista francese Emilie Guérin creò un sito nel quale mostrava, provocatoriamente, la produzione di formaggio a base di latte materno per mostrare, in maniera iperbolica, cosa accade quando la sottomissione della donna alla società maschilista arriva alle estreme conseguenze. Ecco qui.