Molte donne decidono di assumere fruttosio in gravidanza, rinunciando allo zucchero bianco. Su questo tema c’è un nuovo e interessante studio, firmato dall University of Texas e dalla Washington University School of Medicine, che mette in luce i possibili rischi per la salute di donna e feto.
I risultati potrebbero avere rilevanti implicazioni per l’uomo a causa dell’ampio uso che l’industria alimentare fa di questa sostanza. I ricercatori hanno somministrato una bevanda con il 10% di fruttosio (una quantità paragonabile a quella dei soft drink); hanno poi visto che nella prole – rispetto a modelli sperimentali nutriti solo con acqua, a parità di regime alimentare – aumentava il rischio di sviluppare in età adulta obesità, ipertensione e disfunzioni metaboliche, noti fattori di rischio cardiovascolare.
Il bilancio complessivo ci dice quindi che alto consumo di fruttosio associato a disordini del metabolismo, soprattutto in gravidanza. Inoltre, potrebbe causare difetti nella placenta e rallentare la crescita del feto, mettendo potenzialmente a rischio la salute del bambino.
Il fruttosio viene dissolto dalle cellule del fegato che lo convertono in trigliceridi, con un aumento dei livelli di acido urico, un prodotto di scarto del metabolismo presente nelle urine. Troppo acido urico è un fattore di rischio di diabete di tipo 2 e obesità. Anche la salute della mamma può risentirne, concludono i ricercatori: alti livelli di acido urico e di grasso sono fonti di rischio di complicanze come la preeclampsia e il diabete gravidico. La dottoressa Annamaria Baggiani, responsabile del Servizio di Infertilità Femminile e Procreazione Medicalmente Assistita di Humanitas Fertility Center, suggerisce:
“Sebbene non esistano specifiche raccomandazioni per la gravidanza, l’apporto di zuccheri in tutte le forme dovrebbe essere limitato, con il consiglio di seguire un’alimentazione sana ricca di frutta fresca (che contiene antiossidanti e fibre alimentari), ma povera, anzi, poverissima, di zuccheri raffinati di qualunque natura, inclusi quelli occulti addizionati negli alimenti”.
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