La storia del ragazzino transgender di 11 anni T.L. che sta seguendo una terapia ormonale per bloccare i caratteri maschili che insorgono nella pubertà, sta spaccando l’opinione pubblica americana. Anzi, sembra quasi che a sostenere i genitori di Tammy siano davvero pochi, benchè la situazione sia abbastanza complicata. Tammy ha scoperto fin dai 6 anni di non riconoscersi nella sua identità sessuale e all’epoca minacciò di mutilarsi i genitali.
A questo punto le loro madri decisero di assecondarlo (i psichiatri gli diagnosticato un “disturbo dell’identità di genere”) e di intraprendere per lui un trattamento ormonale per bloccare lo sviluppo maschile: peluria, timbro della voce, dimensioni del pene, tutti cambiamenti dettati dalla pubertà. Ed è proprio in questo periodo che secondo molti esperti i trangender non riescono ad accettare il loro corpo e circa il 50% di loro tenta il suicidio prima di aver compiuto i 20 anni.
In questo caso, le madri avrebbero deciso per il ben di Tammy di bloccare questi processi fisici per permettergli di decidere in tempo quale identità sessuale riconoscersi:
Erano tutti molto arrabbiati con noi. Ci chiedevano come potevamo farlo e ci dicevano che gli avremmo rovinato la vita. Perché aspettare, quando un trattamento precoce può aiutare il bambino a trovare prima la sua identità?
Non manca chi imputa questo disturbo d’identità sessuale al fatto che i genitori di Tammy sono entrambe due donne lesbiche. Eppure, come afferma il Daily Mail, autorevole testata giornalistica online, le due donne hanno due figli maschi che sono cresciuti riconoscendosi nella loro indole eterosessuale.
Sicuramente essere omosessuali può essere motivo di pregiudizio da parte di chi giudica in maniera negativa la scelta di assecondare Tammy nella sua crescita in base alle sue vere pulsioni o non in base a quello che il corpo inesorabilmente vorrebbe. In questa situazione dilicatissima è davvero difficile stabilire cosa sia più giusto per il bene di Tammy.
Via | CNN
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