Soffrire di tiroide è una patologia molto diffusa, soprattutto tra le donne. Il problema è che dopo la gravidanza una neo mamma su tre sviluppa una infiammazione della tiroide che se non curata può avere delle conseguenze molto serie, basta dire che il 5-10% dei casi di depressione postpartum è dovuta proprio ad un malfunzionamento tiroideo. Oggi ho pensato di parlarvi di questo argomento per due motivi, il primo è che il 17 aprile si svolgerà la Giornata nazionale della tiroide e in molte città italiane per due giorni si effettueranno ecografie gratuite per monitorare lo stato di salute di questa importante ghiandola. Il secondo motivo riguarda una notizia uscita in questi giorni che conferma il fatto che ci sia un passaggio diretto degli ormoni tiroidei tra madre e feto attraverso la placenta, ricerca effettuata da un team di ricercatori italiani guidati dal professor Alfredo Pontecorvi, Ordinario di Endocrinologia all’Università Cattolica di Roma.
Gli ormoni tiroidei sembrano essere importanti anche durante il periodo embrio-fetale, nel primo trimestre di gravidanza, quando la funzione tiroidea del feto non si è ancora attivata. È in questo periodo, infatti, che i neuroni si riproducono, formando il patrimonio cerebrale di ciascuno di noi (circa 100 miliardi di neuroni), migrano nelle loro sedi definitive e si differenziano a costituire i diversi centri e strutture cerebrali. Da questo momento le cellule nervose non si riprodurranno più mentre, dai venti anni in poi, verranno perse da ciascuno di noi al ritmo di circa 100 mila al giorno. È quindi fondamentale che venga assicurato il giusto apporto di ormoni tiroidei materni nel periodo embrio-fetale di costruzione del nostro corredo neuronale.
ha spiegato Pontecorvi, Direttore dell’Unità Operativa di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo del Policlinico Universitario “Agostino Gemelli”.
È noto che i figli di madri con ipotiroidismo durante la gravidanza mostrano un quoziente intellettivo significativamente inferiore rispetto ai figli di madri con una funzione tiroidea normale. Una simile riduzione del quoziente intellettivo è stata osservata anche nel caso di madri gravide e con bassi livelli di tiroxina, anche se non propriamente ipotiroidee, una condizione che tende a verificarsi soprattutto in situazioni di carenza iodica. Ma tutte queste sono solo evidenze indirette in favore di un passaggio attraverso la placenta di ormoni tiroidei materni al feto.
ha proseguito Pontecorvi.
La ricerca condotta al Policlinico Gemelli di Roma e pubblicata dalla prestigiosa rivista Journal of Cellular and Molecular Medicine arriva invece a dimostrare le conseguenze dirette di una malattia tiroidea sul feto tramite la realizzazione di un topo transgenico creato per rivelare la presenza e l’attività degli ormoni tiroidei materni assai precocemente, prima dell’inizio della funzione tiroidea fetale.
L’animale transgenico mediante un sensore molecolare da noi inserito nel DNA del topo, sviluppa un caratteristico colore blu quando e laddove agiscono gli ormoni tiroidei e, poiché nelle fasi precoci dello sviluppo fetale gli ormoni tiroidei non possono che essere di provenienza materna, vengono in questo modo evidenziati quegli organi e tessuti regolati selettivamente dall’ormone tiroideo materno. L’azione di questi ormoni appare particolarmente spiccata in alcune aree cerebrali come quelle da cui origineranno il talamo, una struttura coinvolta nella regolazione del comportamento dell’individuo, e l’ipotalamo, in cui si svilupperanno diversi centri regolatori di svariate funzioni endocrino-metaboliche.
Dunque care mamme, bisogna fare molta attenzione a curare la tiroide nel caso desideriate avere un altro bambino.
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