Le coppie che hanno problemi di fertilità, lo abbiamo visto, sono in aumento. Delle 385mila che si sono rivolte alla fecondazione assistita per avere un bambino 65mila hanno avuto successo. Di queste la percentuale di coppie in cui le difficoltà a procreare andavano fatte risalire alla donna è di poco superiore a quella delle coppie in cui il problema è l’infertilità maschile (il 35.5 contro il 34.5 per cento).
Gli esperti ritengono che l’aumento delle coppie infertili sia dovuto all’innalzamento dell’età media alla quale si decide di diventare genitori per la prima volta, fattore che si somma alle condizioni di infertilità riconducibili a veri e propri problemi di salute. Ma se l’età tarda (si fa per dire) è un fattore di svantaggio per le donne, si sa che superati gli ‘anta l’ovulazione può non essere più efficace, ad incidere sulla fertilità maschile pare siano gli stili di vita soprattutto quelli alimentari.
Sembra infatti che un consumo eccessivo di grassi saturi, quelli contenuti nei cibi spazzatura per intenderci, sia correlato a uno scarso numero di spermatozoi per giunta di anomala conformazione. A dimostrarlo uno studio condotto a Boston su un campione di circa cento uomini che si erano appunto rivolti a una clinica per la fertilità.
La maggior parte dei soggetti con una cattiva qualità spermatica erano obesi o in sovrappeso. Di contro, gli uomini coinvolti nello studio che seguivano un regime alimentare più sano, ricco di acidi grassi polinsaturi (i famosi omega tre) avevano un numero di spermatozoi più elevato e di “migliore qualità”.
Nessuno, precisano gli studiosi, era in una situazione tale da poter essere definito infertile (la conta degli spermatozoi non era comunque aldisotto dei livelli minimi per rientrare in tale condizione) ma la correlazione tra consumo eccessivo di junk food e riduzione del numero di spermatozoi c’è. Tanto basta per mettere a dieta il candidato papà.
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