La Legge per la fecondazione assistita cambia da Paese a Paese e, ormai, possiamo proprio permetterci di dire, che siamo in una giungla. In alcuni Stati ci sono restrizioni eccessive, in altri invece c’è una libertà esagerata e a volte si creano delle storie che sanno quasi di paradossale, come quella che stiamo per raccontarvi. Una donna di 39 single ha deciso di volere un figlio, circa tre anni.
Che cosa ha fatto? Ha acquistato lo sperma di un donatore israeliano ed è ricorsa alla fecondazione. Dopo tre anni, ha deciso di allargare la famiglia per dare un fratellino alla bambina. Ha contattato lo stesso donatore, acquistando altre 5 porzioni di sperma e chiedendogli di conservare il materiale biologico in Israele. Sembrava che tutto fosse regolare, quando prima di partire una chiamata ha informato la donna che l’uomo aveva deciso di restituirle il denaro e di non voler più donare lo sperma.
È una libera scelta quella dell’uomo: non c’è scritto da nessuna parte che ci sia l’obbligo alla paternità o alla donazione. E non c’è nulla di male nel cambiare idea. Eppure la signora non si è rassegnata, ha raggiunto dalla Florida il signore, per fargli causa. Il motivo? Sua figlia non potrà avere un fratellino biologico. Ovviamente il tribunale locale ha dato torto alla donna, sostenendo che la priorità debba essere data al donatore e alla sua personale autonomia
Mi addolora che questo possa succedere ad altre donne. Un donatore di sperma non può cambiare idea. Io ho pianificato una famiglia e lui cambia idea, un bel giorno. Lui ha cambiato il suo stile di vita, ma chi pensa al mio? Che differenza gli fa avere un figlio in più? Dovrebbero rispettare il mio desiderio, io sono una donna sola che ha cresciuto una figlia senza padre. E poi come potrei dire a mia figlia che suo fratello è nato da un altro donatore di sperma? Spero che altri giudici considerino il mio stato emozionale e arrivino a un giudizio differente.
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