Erika presto libera: “mi manca la mamma”

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Mia madre mi manca da morire, vorrei tanto fosse qui con me.

Parole che mettono i brividi addosso se a pronuncarle è una donna che dieci anni fa, che all’epoca aveva 17 anni, ha macchiato la sua vita di un orrendo duplice delitto con la complicità del suo fidanzatino. Quasi certamente avrete capito che stiamo parlando di Erika De Nardo e Omar Favaro che in quel 21 febbraio del 2011, massacrò la mamma e il fratellino con 97 coltellate.

Un parricidio che passò dal tam tam mediatico che ancora si dibatte sull’opportunità di restituire la libertà, all’immaginario collettivo che ha scolpito intorno all’immagine di Erika e Omar l’identificazione del male che i figli nutrono nei confronti dei genitori. Eppure il c.d. delitto di Novi Ligure non può diventare la metafora antitetica dei nostri sentimenti.

Certamente la dinamica del delitto, la reticenza nella confessione, “l’apparente assenza di un comprensibile movente”, così come recita la sentenza del tribunale che ha condannato Erika e Omar rispettivamente a 16 e 14 anni di reclusione, non li scagiona da qualsiasi responsabiltà additando tutte le colpe alla reciproca vessazione, all’effetto della cokaina (come lei scrive con la K a un’amica).

La K di cokaina, la K di Erika, la K che nel film Albakiara compare ogni volta senza avere un riferimento preciso. Eppure nella lingua italiana la K non è usata quasi mai, se non per scrivere brevi sms o parole prese in prestito da altre lingue. Ma quella che ci troviamo davanti è proprio la Generazione K e non riguarda solo l’uso smodato e scorretto di questa “consonante occlusiva velare sorda”: è più sorda la generazione precedente che trova più consono chiudere gli occhi.

Perdonate la cacofonia, ma io ho l’impressione che non abbiamo più il coraggio di guardare negli occhi i nostri figli, che li culliamo in un delirio di onnipotenza e poi ci ritroviamo a biasimare sempre i figli degli altri. Erika probabilmente uscirà dal carcere l’anno prossimo, chi le sta vicino dice che è cambiata. Ma quando cambieremo noi?

1 commento su “Erika presto libera: “mi manca la mamma””

  1. Questa ragazza e’ colpevole di un duplice omicidio. Personalmente non sarei tanto tranquillo a averla accanto…volontaria o no…Quella notte questa ragazza spezzo due vite, quella della propria madre e del proprio fratellino….Il padre’ e’ stato fortunato ad essere fuori in quel momento.
    Capisco che una persona puo’ essere cambiata, essere pentita dei propri errori, ma non credo che 11 Anni siano sufficenti. Puo’ fare la volontaria, ma lo facesse in carcere, le persone che ha ucciso (Con lucidita’ tengo a precisare) non torneranno in vita con il suo “Volontariato”.

    Solo opinione personale.
    Ciao
    Michele

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