Se non conoscete tale parola probabilmente dormirete sonni tranquilli, ma si tratta di uno dei termini che più spaventi le future mamme. L’episiotomia, per chi non sappia di cosa si tratti, è l’incisione del perineo di circa 2-3 cm, che ha come scopo quello di aumentare il diametro a disposizione del bambino per poterne facilitare il passaggio al momento del parto. Non solo, è utile anche per evitare il crearsi di lacerazioni che potrebbero comportare effetti anche gravi.
Il ricorso all’episiotomia viene valutata dal ginecologo o dall’ostetrica i quali, durante il travaglio, si rendono conto di cosa e dove tagliare, ma soprattutto come ricucire. Data la natura dell’incisione è normale spaventi le future mamme, ma una rassicurazione è d’obbligo: pensate che si tratti di un’operazione necessaria affinchè tutto vada per il meglio ma soprattutto che non sarà il dolore, seppure non così tremendo perchè solitamente attutito dall’anestesia locale, più intenso che sentirete durante il parto.
Ma è davvero sempre necessaria? Secondo l’OMS la percentuale ottimale di ricorso all’episiotomia è pari al 10 %. In Italia, invece, le percentuali sono ben maggiori sfiorando al Nord il 50% dei parti ed al Sud il 70. Nella maggior parte dei casi, sulla base anche delle percentuali registrate negli altri paesi, non sempre è necessaria.
Un ricorso così massiccio si riscontra nel timore che, durante il travaglio, la pressione della testolina del neonato esercitata sul perineo protratta a lungo potrebbe provocare un aumento dell’incontinenza urinaria o fecale post partum. Non solo, altro motivo sta nella convinzione che, effettuato un taglio chirurgico, questo sia molto più agevole da ricucire rispetto ad una lacerazione spontanea.
Ridurre il ricorso all’epistomia, in via del tutto generale, sarebbe quindi possibile semplicemente rispettando i tempi del travaglio relativamente alla fase espulsiva. Leggete anche “Episiotomia, come curare la ferita”, mentre per approfondimenti “L’episiotomia, ovvero l’incisione del perineo“.
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