Partorire senza dolore rappresenta l’obiettivo delle future mamme nel momento in cui pensino di ricorrere all’epidurale. Con il termine epidurale – o peridurale – si intende l’anestesia in base alla quale l’anestetico viene iniettato tra il canale osseo della colonna vertebrale e la dura madre. Essa inizia a fare effetto dopo circa una ventina di minuti dalla somministrazione. Il ricorso all’epidurale allevia di gran lunga i dolori del parto facendo si che la donna sia più “presente” alla nascita del proprio bambino. Ma la domanda più ricorrente riguarda i tempi del travaglio: è vero che questi si allunghino?
La questione è controversa, ciò che è certo è che renda il travaglio più sopportabile, nonostante non abbia ripercussioni sulla salute della donna e del bambino. Le tempistiche relative alla fase dilatante non variano significativamente. Ciò che potrebbe variare, invece, è la durata della fase espulsiva che viene così ad allungarsi. Ciò potrebbe essere spiegato dal fatto che non percependo troppo dolore la donna non senta la necessità di spingere e si prenda così tutto il tempo necessario, cosa che invece non avviene solitamente. I fattori che determinano la durata del travaglio, comunque, sono così tanti e diversi che è praticamente impossibile effettuare una comparazione esatta.
Nonostante siano diversi gli studi che testimonierebbero tale allungamento del travaglio, resta il fatto che ogni gravidanza rappresenti un’esperienza a se: ogni mamma, infatti, gestisce il proprio dolore come meglio riesce. Esistono dei casi in cui i tempi del travaglio non siano variati, anche in caso di ricorso a tale anestesia. A fine gravidanza, comunque, la consueta visita con l’anestesista potrebbe chiarire molti dei propri dubbi e costituire la sede adatta per avere tutte le informazioni necessarie per poter giungere alla decisione migliore caso per caso. Quì trovate tutto quello che vorreste sapere sull’epidurale, mentre quì tutti i chiarimenti relativi all’autoipnosi come metodo alternativo.
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