Dolori agli arti inferiori – i cosiddetti dolori di crescita – mal di pancia, mal d’auto, vertigini, torcicollo che dura 2-3 giorni e che si ripete periodicamente in bambini anche al di sotto dell’anno di età: sono sintomi estremamente frequenti in tutti gli emicranici, adulti e bambini, che spesso nei più piccoli si manifestano indipendentemente dal mal di testa. Segnali “insospettabili”, dunque, ma che possono essere indice di emicrania, la malattia neurologica più diffusa tra i piccoli (colpisce 8 bambini su 100), principalmente tra coloro che hanno almeno un genitore che ne è affetto.
La cefalea ricorrente è uno dei sintomi più noti dell’emicrania e in età pediatrica ha un’incidenza altissima: ne soffre l’80% dei bambini che, soprattutto se molto piccoli, manifestano il proprio disagio con pianti e capricci. Questi segnali non vanno ignorati o sottovalutati. I bambini cominciano infatti ad essere in grado di lamentare mal di testa intorno ai 2-3 anni di età.
La prima cosa da fare in questo caso – sottolineano gli esperti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù – è rivolgersi al pediatra di famiglia per stabilire se il mal di testa è espressione di emicrania, cioè una patologia vera e propria, o sintomo di altre malattie come sinusiti, patologie cerebrali potenzialmente serie o difetti di vista.
Il secondo passo è contattare un Centro specializzato. Il Centro Cefalee dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù grazie all’approccio multidisciplinare che coinvolge neurologo, oculista, otorinolaringoiatra, gastroenterologo e psicologo, garantisce un trattamento a 360° del bambino con episodi di mal di testa: dalla diagnosi alla terapia più adeguata, seguendo il piccolo lungo un percorso di follow-up.
Nato nel 2002 e classificato di III livello per la complessità dei casi trattati, il Centro del Bambino Gesù, occupandosi di oltre 5.000 bambini con cefalea, registra la casistica più ampia in Italia ed è l’unico a disporre di un ambulatorio per le urgenze pediatriche. Presso il Centro vengono inoltre eseguiti studi sulla componente psicologica che, in età evolutiva, rappresenta un fattore potenzialmente aggravante per l’emicrania.
Massimiliano Valeriani, responsabile di Alta Specializzazione Neurologia del Bambino Gesù sottolinea:
Il trattamento dell’emicrania in età pediatrica può essere sia di tipo farmacologico che non farmacologico. In tutti i casi è estremamente importante. Il dolore non trattato tende infatti a ripetersi e a cronicizzare. In Italia c’è la tendenza a pensare che i farmaci antidolorifici non debbano essere usati nei bambini, per cui non è raro osservare bambini emicranici che “devono sopportare il dolore”, figli di genitori a loro volta emicranici che fanno addirittura eccessivo uso di antidolorifici. È chiaro che la via di mezzo è quella più corretta e che il pediatra o il Centro Cefalee a cui ci si è rivolti possono dare delle indicazioni sui farmaci da usare. Questi non coincidono sempre con quelli impiegati per la cefalea gli adulti, alcuni dei quali (i triptani) non sono autorizzati nel bambino. Se poi la frequenza degli attacchi emicranici diventa troppo elevata, esistono numerosi farmaci “curativi” (non sono di per sé antidolorifici) che, agendo sulle cause di questa malattia, possono migliorare la situazione.
Via | ospedalebambinogesu.it