Il sesso tra gli adolescenti: molta disinformazione, poca maturità e consapevolezza sessuali, poca cura della salute e purtroppo, a dispetto dell’apparente “libertinaggio” del nostro periodo storico, molti tabù.
Un pò di dati: secondo un’indagine svolta in sei regioni (Lazio, Veneto, Campania, Toscana, Marche, Puglia) per la campagna “Amico Andrologo“, lanciata dal Ministero della Salute, tra gli adolescenti italiani maschi, che come le femmine sempre più precocemente hanno rapporti sessuali, il 42,3% non usa anticoncezionali, mentre il 53% è affetto da patologie riproduttive e/o infiammazioni genitali di vario grado.
La Società italiana di Andrologia, poi, nel suo XXV congresso, mette in evidenza che i ragazzi cominciano a fare sesso all’età di 14 anni, ma che questo fatto non sembra essere associato ad un aumento di consapevolezza rispetto alla relazione affettiva e alla propria maturità sessuale: il preservativo è un optional e non si conoscono le malattie sessualmente trasmissibili e legate al sesso in genere; continuano infatti ad aumentare, tra l’altro, i giovani maschi che soffrono di eiaculazione precoce e di disfunzione erettile.
A ciò si aggiunge, come conseguenza, che le gravidanze precoci e gli aborti tra le ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 sono aumentati negli ultimi 5 anni.
Il Siams, infine, (la Società di Andrologia e medicina per la sessualità) nella sua relazione Androlife ha condotto un’indagine testando tre parametri.
Il primo è stato il numero degli spermatozoi dei ragazzi rispetto agli adulti, il secondo il potenziale di fertilità in generale e il terzo la differenza di concentrazione di spermatozoi tra i ragazzi che vivono in città e quelli in periferia.
I risultati fanno emergere una diminuzione della qualità del liquido spermatico nei giovani, il 25% in meno rispetto agli adulti, mentre il 33% rispetto ai compagni che vivono in posti meno inquinati.
Le abitudini sessuali degli adolescenti non lasciano quindi intravedere un quadro rassicurante e non per il sesso in età precoce in sè: in fondo, non dimentichiamoci che, fino a qualche decennio fa, in Italia, come ancora oggi in molti altri paesi e culture, ci si sposava e si educavano figli fin dall’età di 16 anni.
Ciò che preoccupa è innanzitutto il fatto che i problemi (di vario genere) sessuali vengono affrontati con troppo poca serenità dai ragazzi rispetto alle ragazze, che non hanno timore o vergogna di rivolgersi al ginecologo.
I ragazzi maschi hanno riferimenti opportuni molto minori durante la loro crescita sessuale e reperiscono le informazioni dagli amici, dal web o dalla televisione (quest’ultimo punto è poi anche legato al fatto che i modelli da cui i ragazzi sono più influenzati sono quelli dello spettacolo: basti pensare che per il 46% dei diciottenni meglio una notte con una velina che con la propria fidanzata).
La tendenza all’autosufficienza e alla mancanza di dialogo in fatto di abitudini sessuali ha condotto i giovani a ripiegare il loro modello sessuale su quello degli adulti e forse sui lati peggiori di quest’ultimo.
L’esigenza di un’educazione sessuale senza pregiudizi nelle famiglie e nelle scuole diventa una necessità, soprattuto se si considera che l’informazione sulle malattie sessualmente trasmissibili (compresa l‘HIV, di cui molti giovani si domandano se ancora esista!) è scarsissima.
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