Avere un bambino e far ricorso alla procreazione assistita. Una scelta impegnativa, ma al tempo stesso una speranza concreta di diventare genitori naturali di un bel pupo. Sono sempre più numerose le coppie che scelgono questo trattamento, che porta al lieto fine nel 33 percento dei casi. In Australia una donna su 3 ha avuto così il primo figlio. Realizzato il sogno di diventare genitori la prima volta, per il secondo figlio bisogna rifare tutto?
Non è detto. Molte volte il principale ostacolo alla fertilità è di carattere psicologico. L’ansia da concepimento è così forte e pressante da rendere momentaneamente infertili. Lo dimostra uno studio dell’Università Monash di Melbourne, condotto su 236 donne che hanno partorito con fecondazione in vitro o altri trattamenti di riproduzione assistita. I fati hanno dimostrato che dal 33 al 46% delle volontarie ha concepito un secondo figlio per via naturale entro due anni dalla prima nascita.
Come mai? Le risposte possono essere di diverso tipo. Prima di tutto, si arriva al trattamento di fecondazione con un’analisi diagnostica del problema. Si affronta l’ostacolo con una terapia mirata e non è detto quindi che la seconda gravidanza non avvenga in modo naturale, proprio perché le coppie si possono dire guarite dall’infertilità iniziale. Trovata l’armonia familiare, mamma e papà sono molto più rilassati, hanno superato le loro ansie e anche quest’ aspetto, prettamente psicologico, può giocare un ruolo fondamentale.
Non è tutto. La ricercatrice Karen Wynter dell’Unità di Ricerca Jean Hailes dell’ateneo ha ipotizzato, durante lo studio, che alcune donne soffrissero di endometriosi non diagnosticata e quindi avevano difficoltà a concepire perché la condizione ostacola la fecondità, mentre i suoi sintomi tendono ad alleviarsi dopo una gravidanza. Ecco quindi una malattia latente e silenziosa che può essere uno scoglio enorme per il primo concepimento. Poi c’è il fattore età, che gioca un ruolo fondamentale per la prima gravidanza, ma è meno importante per la seconda.
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