Pare che tra gli esami preconcezionali, quelli cioè consigliati prima della gravidanza, oltre alle analisi del sangue, delle urine e delle malattie ereditarie trasmissibili, si debba anche andare dal dentista.
Soffrire di problemi gengivali, di placca e di infezioni orali in genere potrebbe infatti condizionare negativamente la possibilità di rimanere incinta.
A dirlo è uno studio condotto da australiani e pubblicato sul giornale Ostetrics and ginecology e presentato a Stoccolma nell’ambito del periodico incontro della Società Europea della Riproduzione Umana e dell’Embriologia: su un campione di donne piuttosto ingente, il 26% delle quali presentano disturbi orali di qualche tipo, si è dimostrato che proprio queste hanno avuto difficoltà ad iniziare il concepimento.
Nello specifico, le donne con problemi dentali sembrano impiegare circa due mesi in più a rimanere incinte.
“Tutte le donne in procinto di pianificare una gravidanza – secondo Roger Hart, professore di Medicina della riproduzione alla University of Western Australia – dovrebbero essere incoraggiate a fare anche una visita dentistica per curare eventuali malattie gengivali prima di tentare di concepire. Più di un quarto delle donne incinte soffre di malattie gengivali e ci sono prove che queste siano collegate anche con aborto spontaneo o altri problemi come nati morti e nascite premature“
Non è la prima volta che si associano malattie del condotto orale a disturbi di altro tipo, come il diabete, le malattie cardiache, insufficienze renali e respiratorie, etc. ed infatti, più che ipotizzare un collegamento diretto e automatico tra, diciamo così, salute della bocca e bambino nella pancia, si pensa che la fertilità sia un fatto generale, organico, insomma un problema di insieme.
Attenzione dunque a placca, paradontite e infezioni gengivali e non solo per le donne, ma anche per gli uomini, perché pure il numero degli spermatozoi viene influenzato negativamente da questi disturbi.
Secondo i medici italiani comunque (tra cui Claudio Manna, ginecologo e specialista all’università di Tor Vergata), non è necessario rimandare la gravidanza per questo genere di disturbi, specialmente se la donna è già sulla soglia dei 40 e anche 6 mesi in più possono essere discriminanti.
Nei soggetti sani è possibile infatti, nei casi necessari, prescrivere una cura antibiotica compatibile con la gravidanza per risolvere i problemi.