La dislessia è un problema più diffuso di quanto non si creda. Spesso non si conosceva, non si diagnosticava, oggi i ragazzi possono essere aiutati. È stato presentato a Roma dalla Fondazione Telecom Italia, Ministero della Salute e Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, per la realizzazione di strumenti tecnologici in risposta a specifiche esigenze per la dislessia, accessibili a famiglie, docenti, studenti e pediatri attraverso un portale unico, un progetto dedicato proprio a questo disturbo linguistico.
L’obiettivo è promuovere un cambiamento culturale con l’introduzione di strumenti digitali a sostegno dei bambini e dei genitori, per orientarli nelle scelte in modo consapevole. Sono tre le iniziative previste.
Ci sarà un’apposita App, sviluppata dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con l’Istituto di Scienze Applicate&Sistemi Intelligenti del Cnr, attraverso cui le famiglie potranno effettuare uno screening ultra-precoce dei disturbi della comunicazione e sarà possibile, attraverso l’acquisizione di dati puntuali individuare, secondo protocolli standard, i casi di bambini a rischio.
La seconda iniziativa è per i bambini in età scolare: ragazzi e adulti, con l’aiuto della piattaforma, potranno effettuare una valutazione a distanza elaborata dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, un eventuale percorso di recupero online per le difficoltà di lettura e una sessione finale con verifica dell’apprendimento. Giuseppe Recchi, presidente del Gruppo Telecom Italia, ha così commentato:
La piattaforma e-learning, messa a punto con l’Associazione italiana dislessia (Aid), sarà lanciata a settembre 2016 per portare nel 30% delle scuole le migliori pratiche per l’inclusione scolastica degli studenti affetti da disturbi specifici di apprendimento.
Non è tutto, perché questo progetto vuole creare un unico osservatorio in Italia dei dati sulla diagnosi, sulle scuole “amiche” della Dislessia, sull’utilizzo dei libri digitali e degli strumenti compensativi e sui trattamenti efficaci. La dislessia è un disagio che coinvolge, in Italia, circa 2.000.000 di persone di cui 350.000 studenti, pari al 4,5% della popolazione scolastica, non ancora tutti diagnosticati.
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