Le nuove indicazioni in materia di welfare per il trattamento della disabilità riguardano molto da vicino anche le mamme e i papà, perché, di fatto, sono loro che in caso di bambini non autosufficienti si fanno carico, in termini di tempo e denaro, delle difficoltà.
Alcune organizzazioni civiche e del terzo settore, le associazioni Sbilanciamoci e Alziamo la voce hanno presentato il 3 Novembre un dossier su quelle che essi ritengono le falle del sistema assistenziale in Italia.
La forte battaglia agli sprechi sembra essere infatti diventata una trebbiatrice ai servizi necessari ai cittadini e allo stato di salute del paese, perché se i costi della politica non sono stati ancora toccati (anzi 19 Maserati sono state acquistate dal governo negli ultimi 4 mesi), quelli della sanità sì, e in maniera abbastanza pesante.
La proposta di legge delega per la riforma fiscale e assistenziale, che in questi giorni sta venendo discussa alla Camera, è stata analizzata nel dettaglio da quelle organizzazioni e ne sono stati elencati sia i particolari delle riduzioni, sia gli effetti delle decisioni che si stanno attuando: l’assistenza alla disabilità sta diventando una questione di carità e non di diritto.
Il fondo per la non autosufficienza è pari a zero per tre anni, non ci saranno particolari detrazioni per le protesi, i servizi ausiliari saranno a carico delle famiglie, sarà azzerato il fondo destinato alle disabilità gravi e, dulcis in fundo, non sono più previsti i servizi e gli aiuti per le pari opportunità di studio e lavoro: tutto ciò per un taglio che vede solo 144 milioni di euro investiti in assistenza sanitaria a fronte del miliardo e 600 milioni di euro dell’ultima riforma.
I tagli riguarderanno anche pensioni di invalidità, di reversibilità e detrazioni fiscali.
Una considerazione per concludere in merito a questo triste scenario: le famiglie all’interno delle quali sono presenti bambini disabili dovranno affrontare non solo spese molto maggiori, ma anche godere di minori ausili pubblici e servizi, andando a pesare sulle possibilità lavorative delle mamme, che saranno costrette a stare il più tempo possibile con quei bambini, rinunciando in molti casi al loro impiego e a più denaro.
Un circolo vizioso tra insoddisfazione, isolamento, sfiducia e povertà.