Come una vera e propria cartina al tornasole, il latte materno, se analizzato, è in grado di far emergere lo stato di salute non solo della madre, ma anche dell’ambiente in cui ella vive e delle sostanze che verranno in qualche modo trasmesse al bambino.
La madre dunque, attraverso il latte materno, e non solo, trasferisce informazioni molto importanti al neonato e sul mondo che lo circonda.
Diossina. Ecco cosa a Ravenna l’ambiente circostante ha trasferito nell’organismo delle donne analizzate. Due non fumatrici, senza particolari problemi di salute, erano portatrici di una quantità di diossina pari a 19,6 picogrammi per grammi di grasso. Un dato allarmante se si considera che la quantità massima tollerata è di soli 5 picogrammi per grammo.
La risposta del presidente dell’Asl di Ravenna, che ciò è normale in zone industrializzate e che sembra un pò riecheggiare quella che con la mafia bisogna imparare a convinvere, non fa altro che aumentare da una parte l’indifferenza di chi sembra non preoccuparsi di questo scempio ambientale, dall’altra l’incredulità di molte persone e dei militanti di Movimento a 5 Stelle, Legambiente, Associazione Naturista, Articolo 32 e Ravenna Viva, che si impegnano a cercare soluzioni al problema.
La proposta più recente è stata quella di intraprendere una commissione regionale di monitoraggio dell’area che potesse effettuare controlli sul latte materno, per fare una sorta di mappa delle zone più inquinate e poi prendere provvedimenti.
L’inceneritore Hera sembra la causa più plausibile dell’inquinamento dell’area, ma il consigliere grillino Pietro Vandini non si è dimostrato affatto positivo rispetto alle prospettive di questa vicenda:
Sono pessimista rispetto all’evoluzione in senso pratico del problema perché conosco chi amministra da 40 anni Ravenna. E non dimentichiamoci che è altamente probabile che ci saranno problemi respiratori, tumori e patologie cancerogene per le generazioni future, visto che abbiamo registrato valori vicinissimi a quelli dell’Ilva di Taranto.