La depressione post partum è una malattia o forse una moda? La mia è una domanda provocatoria. È da circa 10 anni che si parla con una certa insistenza di baby blues e soprattutto si affronta il tema senza vergogna. In realtà, questo stato di malessere, profondo e davvero complesso da elaborare, è qualcosa che la mamma matura probabilmente negli anni che precedono la gravidanza e che durante i famosi nove mesi, ricchi di emozioni e di ansia, fa uscire senza controllo e una reale rielaborazione.
È quindi molto importante che la “cura della gravidanza”, ovvero essere seguita da un medico o da personale medico durante il percorso che dal concepimento porta alla nascita, deve essere seguito da un po’ di assistenza psicologica. Questo quanto emerge dallo studio condotto da Rebecca Pears e dai colleghi dell’Università di Bristol, nel Regno Unito, durante cui si è capito che la depressione in gravidanza aumenta il rischio che il nascituro sia a sua volta affetto da depressione a 18 anni.
Le emozioni vissute dalla mamma durante la gestazione possono essere uno specchio per il bambino. La depressione adolescenziale sta diventando un problema di salute pubblica a livello mondiale e capire precocemente quali siano i fattori di rischio può permettere non solo una diagnosi precoce ma anche la prevenzione della malattia stessa. Durante l’indagine sono stati studiati 4.500 genitori e bambini ed è stata chiaro come la depressione post partum è risultata essere un fattore di rischio tra le madri con un basso livello di istruzione.
Questi risultati suggeriscono che curare la depressione in gravidanza, indipendentemente dall’ambiente di provenienza, può essere la mossa più efficace per prevenire la depressione nei figli.
Che cosa ne pensate? È vero che i genitori non possono essere responsabilizzati di qualsiasi problema, è vero anche che spesso si tende a riflettere un po’ poco su come i genitori impattano sulla vita dei loro bambini.
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