Fiumi di lacrime, per dire no, per dire basta, per ottenere tutto quello che desiderano. I bambini non hanno molti strumenti per affermare la loro volontà, almeno nel primo anno di vita, eppure ci riescono benissimo. È sufficiente sfoderare le lacrime e intenerire mamma e papà. Ma come possono gestire la situazione i genitori, facendosi rispettare?
Non è così facile. Spesso i nostri piccolini ci prendono per stanchezza, perché pur di riposare e non sentirli urlare saremmo disposti a tutto. C’è però da rendersi conto una cosa, se molliamo subito la presa, continueremo a farlo anche in futuro. È bene quindi dare delle regole ben precise da subito. Pensate che in Italia ci sono 562 mila piccolini da 0 a 1 anno e sono in grado di produrre insieme 700 mila ore di pianto al giorno. Ma ci pensate?
Questi dati sono forniti dal pediatra Italo Farnetali, che tra le tante cose spiega anche come gestire un pupo in lacrime. La prima cosa da fare è distinguere il pianto dal capriccio. Il piccolo potrebbe dirci che ha fame, che è bagnato, ha sonno o che non si sente bene o semplicemente potrebbe voler attirare l’attenzione. Quando manifesta un reale bisogno, smette di piangere pochi minuti dopo essere stato capito, altrimenti continuo imperterrito.
È fondamentale accordarsi sulle cose che possono essere concesse e quelle su cui è vietato trasgredire. Mi raccomando che i no non siano troppi, ma che siano condivisi da genitori e nonni. Seconda cosa, non farsi prendere dal panico se il piccolo urla e soprattutto non mostrarsi vulnerabili davanti a lui. Se si accorge di avere questo potere, potrebbe usarlo continuamente. Meglio fingere una sana indifferenza.
Impostare la sua giornata con orari ben scanditi e regolari. Bisogna essere severi, ma non lo si può neanche trattare come un bambolotto imponendogli qualsiasi cosa: lasciatelo mangiare con voi se lo desidera, non fatelo andare a nanna troppo presto e soprattutto non date troppa corda ai suoi pianti. È una fase e passerà.
[Fonte: Adnkronos]
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