Tata Adriana la conoscete tutte: è la sorridente tata con l’accento inglese del celebre programma SOS Tata. Forse non sapete però che Adriana Cantisani è anche un’esperta dell’insegnamento delle lingue straniere ai bambini, tanto da aver ideato un metodo innovativo che si chiama English is Fun!
Nel suo libro “Tata Help!”, edito da Rizzoli, Tata Adriana risponde a diverse domande che noi genitori ci poniamo quando decidiamo di avvicinare i nostri bambini ad una lingua straniera: quando iniziare? Quale metodo è il più adatto? È giusto impegnare i bambini in tante (troppe?) attività extrascolastiche?
Tata Adriana, anche attraverso il sito Internet dedicato al metodo English is Fun conferma che non è mai troppo presto per iniziare ad imparare una seconda lingua: i bambini nei primi anni di vita hanno infatti una eccezionale capacità di apprendere. Fondamentale è però rispettare la cosiddetta “unicità delle fonti”, ovvero: chi parla al bambino in un’altra lingua (sia esso l’insegnante, un genitore, la tata) deve farlo sempre, senza dire nemmeno una parola in italiano. Saltare da una lingua all’altra creerebbe soltanto confusione nel bambino.
Molto importante è inoltre adattare il metodo all’età del bambino: ad esempio, per un bambino molto piccolo (1-3 anni), più che imparare a memoria nuovi vocaboli, sarà importante cominciare ad assorbire i primi suoni della lingua inglese in maniera naturale, come se si trattasse della sua lingua madre, naturalmente nel rispetto della sua soglia di attenzione, che è limitata nel tempo.
I genitori devono poi evitare alcuni errori piuttosto comuni: interrogare il bambino alla fine della lezione per sapere “cosa ha imparato” o esibirlo davanti ad amici e parenti come fosse un fenomeno da baraccone è chiaramente inutile, quando non dannoso. Il bambino non deve dimostrare di aver imparato, deve soprattutto divertirsi mentre apprende in maniera naturale.
Infine, una raccomandazione che va al di là dell’apprendimento della lingua straniera: Tata Adriana consiglia di non sovraccaricare il bambino di corsi ed attività extrascolastiche, soprattutto se il bambino va a scuola anche nel pomeriggio: anche se lo facciamo in buona fede, nella convinzione di rendere le loro giornate ricche e stimolanti, “ricordiamo che i bambini hanno diritto al gioco, all’ozio e persino alla noia”.
Fonte: La Stampa
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