L’incidenza della congiuntivite nei bambini che abitino in zone inquinate sarebbe tripla rispetto a quelli che ne siano lontani. Per la prima volta, dunque, sarebbe stata dimostrata una correlazione fra lo smog e la congiuntivite nei più piccoli. I sintomi legati a tale patologia risultano essere parecchio fastidiosi: non è raro, infatti, vedere i bimbi, con gli occhi rossi e lacrimanti strofinarseli in continuazione per il bruciore, o con le palpebre gonfie e la frequente sensazione di avere dei corpi estranei all’interno dell’occhio.
Un recente studio, a tal proposito, dimostrerebbe come la probabilità di essere affetti da congiuntivite aumenti di quasi tre volte nei bimbi residenti in zone caratterizzate da elevati livelli di inquinamento. La ricerca, condotta in Lombardia da Paolo Nucci, direttore della Clinica Oculistica dell’Ospedale San Giuseppe di Milano, è stata recentemente pubblicata su Seminars in Ophthalmology. Nello specifico, effettuando uno screening dei bambini affetti da congiuntivite arrivati al Pronto Soccorso e curati presso l’Ospedale durante il 2013, sarebbe emerso come ognuno di essi si sia rivelato essere esposto allo smog, seppure a livelli diversi, grazie alla corrispondenza con i dati diffusi dall’ARPA Lombardia.
Gli esperti, dunque, hanno posto l’attenzione su tutti quei casi in cui la causa della congiuntivite non dipendesse da un motivo certo, come ad esempio allergie o infezioni di sorta. Alla fine dello studio i dati hanno parlato chiaro, i bambini affetti da una congiuntivite di origine sconosciuta sarebbero stati anche quelli residenti in zone più esposte ad inquinamento. Dallo studio sarebbe dunque emersa una evidente correlazione tra congiuntivite e smog (negli adulti tale patologia viene addirittura definita come “sindrome dell’occhio di città”). Quest’ultima a è strettamente correlata alle cattive condizioni dell’aria, ovvero all’inquinamento ambientale.
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