I ragazzi hanno troppi compiti a casa. Ad affermarlo non sono (solo) genitori stanchi di trascorrere il week end sui libri assieme ai loro figli, e non sono (solo) i ragazzi, che dopo una giornata a scuola di voglia di rimettersi sui libri ne hanno davvero poca. Questa volta l’allarme arriva direttamente dal Presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori.
Il sociologo Antonio Marziale, che è anche consulente della Commissione parlamentare per l’Infanzia, ha raccolto e dato voce alle migliaia di lamentele che arrivano continuamente all’Osservatorio: l’oggetto è sempre lo stesso, la mole di compiti che i professori assegnano ai ragazzi è eccessiva.
Secondo un test effettuato su un campione di 100 ragazzi di età compresa tra i 14 e i 16 anni, pare infatti che, in media, essi siano impegnati a studiare a casa circa tre ore ogni pomeriggio. Ma, oltre alla quantità di lavoro extra che i ragazzi sono chiamati a svolgere, il vero problema è, secondo il dottor Marziale, la metodologia applicata.
Lo studio a casa dovrebbe, infatti, servire a rinforzare le conoscenze acquisite in classe, oltre ad allenare le proprie capacità di apprendimento: un ripasso insomma, per dirla con parole semplici. Troppo spesso, invece, ai ragazzi viene chiesto di lavorare a casa su argomenti ex novo, magari per completare le tematiche che non si è riusciti ad affrontare in classe.
Afferma Marziale:
Demandare ai compiti a casa ciò che la scuola è chiamata ad insegnare in classe è un errore madornale, che comporta limitazioni verso l’apprendimento stesso e genera stati emotivi alterati.
Inoltre, un eccessivo carico di compiti a casa, porta necessariamente a limitare eventuali attività di svago, siano esse ludiche, sportive, o anche di semplice socializzazione, che sono invece fondamentali per un corretto sviluppo sia fisico che emotivo per i ragazzi, soprattutto in una fase così delicata della loro crescita.
Fonte: La Stampa
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