Non tutti i bambini amano il pesce, anzi ci sono piccolini che non ne vogliono proprio sapere. Perché? Se lo sono chiesti un gruppo di ricercatori del Cnr di Moncalieri (Torino), che ha preso come spunto un dato importante: tra il 40 e il 60 percento del pesce servito nelle mense scolastiche viene buttato via.
Abbiamo scelto di intervenire in due elementari di Roma, perché è noto che il servizio erogato in questa città è di ottimo livello e le autorità sono disponibili a spendere un po’ di più per proporre cibi di qualità. In tutto sono stati coinvolti circa 400 alunni e una cinquantina di insegnanti.
Ha spiegato Elena Pagliarino, responsabile dello studio, al Corriere della Sera. Il primo passo è stato sostituire la platessa e il merluzzo con pesce di pregio, come orate, spigole, cefali e trote fresche. I bambini con questi cibi si sono relazionati subito in modo diverso.
Con il pesce surgelato la maggior parte di loro mangiava qualche boccone e poi lasciava il resto nel piatto, con quello fresco accadeva invece che in molti rifiutassero anche di assaggiarlo, ma coloro che lo facevano mangiavano poi tutta la pietanza. Il rifiuto è forse dovuto al fatto che i più piccoli non sempre accolgono con favore le novità a tavola.
Partendo da questo presupposto è stato avviato anche un progetto educativo più importante e approfondito: i bambini hanno ricevuto informazione sui pesci, hanno inventato storie, partecipato a laboratori teatrali e di cucina e visitato gli allevamenti di Sabaudia, dai quali proveniva una parte del pesce servito nelle mense. Perché? La risposta è facile: conoscere il cibo permette di apprezzarlo di più.
Come sappiamo l’alimentazione è prima di tutto cultura. Il risultato finale dello studio è stato eccellente: durante la campagna informativa sono diminuiti gli scarti al 7 percento. E grazie a questo, il Comune di Roma ha iniziato a introdurre spigole e trote fresche nella ristorazione scolastica.
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