Diagnosticare la sordità nei neonati riveste una grande importanza ma non è semplice. Appena nati i bambini non possono manifestare la propria capacità di udire suoni e rumori, ecco perchè fondamentale risulta, nel caso di situazioni particolari, la loro osservazione da parte del pediatra. Individuare la presenza della sordità neonatale rappresenta un’impresa non da poco, specie durante i primi mesi di vita del bebè il quale non è ancora in grado di interagire con i propri genitori nè con l’ambiente circostante.
Resta fermo il fatto che qualche avvisaglia si possa riscontrare nel tenere sotto controllo le espressioni facciali dello stesso nel momento in cui la mamma o il papà stiano parlando, o ancora avendo l’accortezza di controllare le sue reazioni ad un forte rumore, ad esempio. Il fatto che in questi casi il bebè non manifesti alcuna risposta dovrebbe fare pensare che possa esserci qualcosa di anomalo.
Tra i metodi capaci di diagnosticare la sordità neonatale, accanto allo screening neonatale per le malattie metaboliche, sta per essere introdotto, grazie alla Regione Lazio, un progetto che ha alla base il monitoraggio di tale problematica. Tale progetto prevede l’esecuzione di una serie di test, tra i quali quello relativo ai potenziali evocati uditivi, che permette di diagnosticare delle anomalie a carico dell’apparato uditivo già dal primo mese di vita del neonato. Il test in questione verrà eseguito in tutti i punti nascita della regione con particolare attenzione ai figli delle madri che abbiano subito, durante la dolce attesa, delle infezioni come quelle da rosolia o da citomegalovirus.
Tra gli scopi del progetto quello di riuscire a formulare una diagnosi tempestiva, entro le prime settimane di vita del bebè in modo da poter agire per tempo e conseguire i migliori risultati grazie all’impianto delle protesi uditive che consentono di evitare ritardi nell’acquisizione del linguaggio da parte del bambino. Leggete anche “Sordità nel bambino, le cure”.
Photo Credit | Thikstock