La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica della pelle. Essa non si contagia e non è infettiva e si manifesta con l’arrossamento, l’ispessimento e la desquamazione di vaste aree dell’epidermide. Non è raro, infatti, che essa sia caratterizzata da una chiazza arrossata ricoperta da squame di colore virante al grigio. Essa può estendersi a minime zone come le sole ginocchia o gomiti così come diffondersi su aree molto più estese diventando dunque parecchio evidente a prima vista. Ma come comportarsi nel momento in cui essa compaia durante la gravidanza?
Paradossalmente, mirati studi clinici hanno dimostrato come in un’alta percentuale di donne in dolce attesa si assista ad un miglioramento del quadro clinico della psoriasi nonostante non sia da sottovalutare come in una percentuale molto più bassa, pari al 10-20 %, avvenga l’esatto opposto. La causa di tale miglioramento sarebbe da ricondursi all’aumento dell’ormone cortisolo, il quale è noto per le sue proprietà antiinfiammatorie, che in gravidanza verrebbe prodotto in misura maggiore.
In quanto alle cure, premettendo che la terapia dipenda da una serie di fattori quali, tra gli altri, la gravità del disturbo, l’estensione delle zone colpite e la tipologia di psoriasi, non tutte quelle prescritte in genere possono risultare indicate durante la gravidanza. Si può affermare tuttavia che nei casi meno gravi il primo rimedio consista nell’applicazione di creme emollienti, cortisoniche di media potenza e a base di calcipotriolo. I casi più gravi richiedono invece una terapia con raggi ultravioletti B a banda stretta. Il ricorso ai farmaci, invece, deve essere sempre prescritto dal medico e valutato situazione per situazione. Discorso a parte va fatto per i farmaci a base di retinoidi i quali, oltre ad essere vietati durante la dolce attesa, devono anche essere sospesi almeno due anni prima la gravidanza (qualora ovviamente sia stata programmata), in quanto il loro utilizzo è potenzialmente correlato a possibili malformazioni nel feto.
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