Oggi, care mamme, tocchiamo un altro tema interessante e ancora una volta ho bisogno della vostra partecipazione. La notizia arriva dalla Gran Bretagna, ma non mi stupirei se presto giungesse anche in Italia. Dal prossimo 30 aprile, le cliniche private potranno sponsorizzare i loro servizi. Di quali servizi stiamo parlando? Ovviamente le tipologie di parto e tutto ciò che può interessare a una donna in gravidanza, aborti compresi.
Proprio ieri abbiamo parlato della controversa storia del parto in acqua e avevo incominciato il mio articolo sostenendo che spesso le terapie mediche (in questo caso la tipologia di parto) vengono sponsorizzate come fossero prodotti da vendere. Oggi ecco qui la conferma. In Inghilterra già esisteva una pubblicità di questo genere, ma era per le associazioni no profit. Probabilmente si trattava si gruppi di sostegno alla maternità, non certamente cliniche private.
La notizia, diffusa in questi giorni dal Guardian, è supportata dalla rassicurazione del Broadcast Committee of Advertising Practice (BCAP) che le informazioni pubblicitarie saranno davvero molto complete, affinché l’utente, in questo caso le pazienti, siano in grado di scegliere in modo consapevole. Matt Wilson, portavoce di BCAP, ha dichiarato:
Non sarà una sorta di corsa a dire ‘Vieni da noi per un aborto’. Si dovrà promuovere una gamma di servizi. Si tratta di essere responsabili.
Questa nuova possibilità non è piaciuta a tutti. La parte più conservatrice del paese ha incrociato le braccia, soprattutto sul tema dell’aborto. C’è chi sostiene che le donne sappiano già cosa desiderano e non ci sia bisogno di pubblicizzare certe informazioni, facendo guadagnare le emittenti televisive e le cliniche. Se devo dirvi la verità sono convinta che non si possano trattare certi argomenti come se fossero dei semplici prodotti da vendere, però… e sì, c’è un però.
Proviamo realmente a riflettere: quanto siamo informati e soprattutto quanto capiamo di quello che il medico ci propone? Ci sono dottori che rendono ogni cosa molto semplice e comprensibile, dottori invece che parlano una lingua sconosciuta. Forse sarebbe più opportuno, anche nella pubblica sanità, quella che già sovvenzioniamo con le nostre tasse, che ci fosse un’informazione più chiara e trasparente sui rischi (vedi per esempio in che cosa consiste un aborto o un cesareo), ma anche sulle possibilità.
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