I benefici del cioccolato in gravidanza

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pregnant and sweets

Forse non tutti sanno che il cioccolato è un ottimo alleato in gravidanza: lasciate perdere la paura delle calorie in eccesso, perché gli specialisti hanno appurato che mangiare cioccolato durante la maternità fa bene e se non ne viene assunto una quantità eccessiva non fa aumentare di peso ed aiuta a risolvere i piccoli disturbi dell’umore.  

Recenti ricerche hanno accertato che un paio di quadratini di cioccolato fondente al giorno aiutano a mantenere basso il livello di colesterolo cattivo, diminuiscono il rischio di anemia, di ipertensione e di gestosi e possono anche moderare il dolore durante gli attacchi di mal di testa.

Questi effetti salutari del cioccolato sono dovuti ad alcuni componenti del cacao che sono in grado di stimolare il metabolismo; essi, inoltre, possiedono ottime proprietà antiossidanti e antidepressive, che durante la gravidanza, e non solo, sono molto importanti. Ma non è finita qui: le ricerche hanno evidenziato che mangiare il cioccolato in gravidanza regalerebbe al nascituro maggiore vivacità ed allegria, e questo a causa dell’azione anti stress che questo alimento sarebbe in grado di esercitare sulla mamma, perché le sostanze responsabili di questi effetti positivi passerebbero dalla mamma al feto attraverso l’utero.

Per finire, ecco un altro effetto  positivo del cioccolato: è stato dimostrato che con un po’ di questo alimento migliora la qualità e la durata dei rapporti sessuali.

2 commenti su “I benefici del cioccolato in gravidanza”

  1. Io lo so e da molti anni! La cioccolata calda poi d’inverno può portare alla madre in attesa e al bimbo benefici straordinari. Leggete questa storia vera.

    “Una bellissima storia per confermare che la cioccolata (calda) fa bene alla gravidanza ed anzi, se offerta per amore, evita d’interromperla. E’ tratta dal periodico diocesano di Vallo della Lucania (SA) “Orizzonti Pastorali” n. 2-3 del 1998, pag. 7, sezione Testimonianze. E allora conosciamo questa bella storia, raccontata con maggiori particolari da uno dei protagonisti, la quale comincia così:
    La cioccolata fa bene alla “Vita”,
    se offerta per amore.

    L’amore di cui parlò per televisione una ragazza ruandese con un bambino sulle ginocchia, dopo le orrende stragi in Ruanda: “L’amore – disse – è più forte dell’odio, perché l’amore è inventivo”.

    Sono queste le parole che muovono M.,un volontario del Centro Aiuto alla Vita di Vallo della Lucania, a ricercare sempre soluzioni nuove ed adeguate alle cause che inducono le donne all’aborto e che, unitamente a quelle pronunciate dal Papa Giovanni Paolo II a Denver negli Stati Uniti, durante la Giornata Mondiale della Gioventù:

    “Chiunque rispetta la vita deve accompagnare il suo insegnamento sul valore di ogni vita umana con gesti concreti ed efficaci di solidarietà nei confronti di chi si trova in una situazione difficile”, hanno salvato tra tanti bambini anche una bambina, a cui daremo il nome di fantasia, Maria, da un atroce destino.

    Solidarietà concreta ed efficace, appunto, la quale non deve essere considerata, come purtroppo è avvenuto in qualche CAV, come un metodo sbagliato nel combattere l’aborto, addirittura lesivo della dignità della donna e del bambino! Quante volte ci siamo sentiti ripetere con sdegno: “I bambini non si comprano”!

    La solidarietà nei confronti di Coccolina, il vezzeggiativo che usa M. per parlare della giovane mamma di Maria, storpiandole il cognome, che è indicativo del suo immenso amore e tenerezza per lei, si è dimostrata innanzitutto…andando a parlare con lei. Può sembrare strano, ma tante bravissime ragazze e donne non si impegnano nei Centri di Aiuto alla Vita, perché, come esse dicono, non vogliono violare la libertà e l’intimità della donna e così facendo trasgrediscono il precetto evangelico della correzione fraterna e dell’amore, il quale non ci vieta di entrare in intimità con l’altro ed anzi, proprio perché è amore, vuole realizzare intimità, relazione, unità fino a diventare una cosa sola con l’amato e nemmeno si va contro la libertà, perché i volontari non hanno nessuna arma o potere coercitivo per togliere alla donna la facoltà di scegliere, anche se a dire il vero quando si tratta di aborto volontario più che di libertà della donna si deve parlare di arbitrio, perché non può essere concessa a nessuno la facoltà di togliere la vita ad un essere umano, soprattutto se debole e innocente. E poi tantissime donne non scelgono liberamente l’aborto, ma vi sono costrette dai loro uomini o da altre cause, come la povertà, i pregiudizi sociali, la paura, quasi sempre ingiustificata, di mettere al mondo un figlio malformato, mancanza di alloggio, ecc. Per quanto riguarda l’intimità sono le donne stesse le prime a volerla, perché trovano finalmente qualcuno con cui confidare le loro pene, le loro angosce, i loro dubbi, anche quando sono determinate a fare l’aborto. Intimità, che si può realizzare ovviamente anche tra uomo e donna per la naturale predisposizione dell’uomo ad amare la donna, ad intuirla nella sua infinita bellezza e solo liberamente, e che è indispensabile creare se si vuole evitare un aborto. M. ha capito molto bene questo e la prima cosa che cerca di fare nei suoi colloqui con le donne intenzionate ad abortire è quello di creare intimità, empatia, attraverso l’amore, l’amore per una donna che sta per autodistruggersi, per perdere la sua infinita bellezza e dignità, ed è esso che genera confidenza e porta la donna a parlare di ciò che la spinge all’aborto.

    Tornando a Coccolina, nel dicembre del 1996, ella aveva 18 anni e dall’età di 13 anni era fidanzata con Z. di due anni più grande di lei.

    Quando M. seppe che era prenotata per l’aborto le andò a parlare e per prima cosa le fece vedere l’opuscolo “A te mamma nuova” di Lucia Barocchi. Coccolina rimase molto colpita, ma c’era il problema dei genitori – più di lui che dei suoi-, quello della casa, ecc. M. propone una soluzione per tutti i suoi problemi, promette anche un aiuto per il matrimonio, Coccolina accetta e vuole portare avanti la sua gravidanza, il ragazzo è più incerto, ma alla fine decide pure lui per la vita; ma M. non essendo sicuro che lui avrebbe perseverato nella sua decisione si fa consegnare le carte per l’aborto, dicendo che se cambiavano idea e volevano di nuovo farlo, potevano telefonargli. Si arriva così all’ultimo giorno prima dell’aborto, M. è contento: è sera tardi e non hanno telefonato,ma qualche minuto prima delle ore 23 arriva la telefonata del ragazzo, che vuole le carte perché l’indomani Coccolina avrebbe dovuto fare l’aborto.

    M. si presenta davanti all’ospedale con le carte alle otto di mattina e comincia a parlare con il ragazzo per convincerlo a non costringere Coccolina all’aborto, promette aiuti più consistenti, ma inutilmente, il ragazzo è irremovibile. Coccolina, invece, non vuole fare l’aborto, si discute al freddo per circa due ore davanti all’ospedale, ella arriva fino al punto di dire al ragazzo: “Vattene! me la vedo da sola con il bambino!”

    Quando vede,però, il ragazzo ammutolirsi e farsi triste, pensa di accontentarlo, ma M. di nuovo la dissuade. A un certo punto però M. si rende conto che Coccolina avrebbe finito per cedere e allora, non trovando più parole per convincere i ragazzi a non fare l’aborto, illuminato dalla fantasia dello Spirito Santo, che è Spirito di Amore e Vita, pensa di offrire un caffè a Coccolina in modo che lei non possa fare più l’anestesia. Ma il ragazzo non vuole e Coccolina non vuole prendere il caffè senza di lui, ma M. tanto insiste che la convince ad entrare nel bar. Coccolina ordina una cioccolata calda, M. pensa che è fatta, sta già per prendersi il suo caffè quando si accorge che Coccolina è sparita. E’ andata a prendere le carte per l’aborto nella macchina di M. e sta già varcando il cancello dell’ospedale, M. corre a bloccarla e la convince a ritornare indietro e a bere la cioccolata.

    Bevuta la cioccolata,
    Coccolina, pur contro la sua volontà, decide di andare ad abortire, M. la segue e arrivato al reparto di ostetricia dice al primario che Coccolina ha bevuto la cioccolata e che non può fare l’anestesia. Il primario manda Coccolina dall’anestesista, che la rimanda alla settimana successiva.

    Coccolina è sollevata per lo scampato pericolo ed anche il ragazzo è ormai rassegnato a non far fare più l’aborto a Coccolina. E così, grazie alla cioccolata, è nata Maria. La storia, però, non finisce qui, perché grazie a Coccolina è nato Michele, salvato pure lui dall’aborto.”

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