Le perdite vaginali sono un fastidio comune a molte donne e spesso sono il campanello d’allarme di infezioni più o meno gravi. È il caso, ad esempio, delle perdite vaginali di color giallo-grigio che possono essere il sintomo della Chlamydia.
Che cos’è la Chlamydia?
La Chlamydia è un’infezione genitale di origine batterica causata da un parassita, il Chlamydia Trachomatis, che si trasmette attraverso rapporti sessuali vaginali, orali ed anali non protetti e tramite il contagio madre e figlio al momento del parto. La Chlamidya è, ad oggi, una delle infezioni sessualmente trasmissibili più diffuse ed è anche una delle più insidiose. Colpisce generalmente i più giovani, sia uomini che donne, che cambiano frequentemente il partner sessuale e non fanno uso di metodi contraccettivi. La Chlamydia, infatti, e latente e non sempre ha delle manifestazioni sintomatiche evidenti.
I sintomi più comuni che compaiono generalmente 7-12 giorni dopo il contagio e che sono facilmente confondibili con quelli di altri disturbi vaginali, sono: perdite vaginali giallo-grigiastre, bruciore e prurito intimo, dolore durante la minzione ed i rapporti sessuali, dolore pelvico e perdite ematiche. Se viene trasmetto per via anale il batterio può provocare dolore rettale, spasmi anali e anche sanguinamento durante la defecazione. La Chlamydia, inoltre, può causare la comparsa di macchie rosse sui genitali e sulla cervice uterina che a lungo termine, possono trasformarsi in ulcere. La Chlamydia non deve essere assolutamente sottovalutata perchè può portare delel complicazioni. L’infezione, infatti, se non trattata, può determinare l’ingrossamento dei linfonodi inguinali che può degenerare in un linfogranuloma venereo con fistole, formazione di pus, febbre, e deformazione dell’apparato genitale. La Chlamydia, inoltre, se non curata può portare anche a gravidanze extrauterine e a sterilità. L’infezione, infatti, può causare nella donna la formazione di tessuto cicatriziale nelle tube che impediscono il passaggio dell’ovulo e di conseguenza la fecondazione o il corretto impianto nell’utero dell’ovulo fecondato. La Chlamidya può trasmettersi anche da madre a figlio durante il parto, determinando nel neonato infezioni di varia natura come congiuntiviti e polmoniti.
Come si cura la Chlamydia?
Se si sospetta di avere un’infezione da Chlamydia è importante rivolgersi il prima possibile al proprio ginecologo di fiducia che tramite un semplice tampone cervicale, uretrale, vaginale o urinario verificherà la presenza dell’infezione e procederà con il trattamento. Quest’ultimo, generalmente, si basa sull’assunzione di antibiotici, principalmente azitromicina o doxyciclina. Per prevenire la comparsa della Chlamydia è opportuno evitare i rapporti a rischio, facendo uso dei preservativi. Può essere utile, inoltre, effettuare dei controlli periodici.
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