Un disturbo tipico dell’infanzia è l’acetonemia o chetosi, chiamato comunemente acetone, un disagio caratterizzato da una disfunzione del metabolismo che si verifica quando l’organismo brucia i grassi una volta che sono finiti gli zuccheri. La combustione dei grassi produce l’acetone, una sostanza che in questo caso si accumula e diventa tossica; l’acetone non è una malattia in sé per sé, bensì è il sintomo di qualche altro disturbo, in genere alimentare, che si sta sviluppando nel bambino.
L’acetone di solito è provocato da squilibri alimentari, come ad esempio l’assunzione di troppi grassi da parte del bambino, ma in alcuni casi può essere dovuto a sforzi fisici eccessivi. La presenza di acetone nel sangue si può individuare dall’alito che odora di frutta matura, e dall’esistenza di altri sintomi, come vomito, mal di pancia, lingua patinata di colore giallo-bianco, occhiaie e mucose disidratate.In presenza di questi sintomi, la prima cosa da fare è verificare che il bambino abbia effettivamente l’acetone, un’analisi che può essere fatta imbevendo delle strisce reattive, che si trovano in farmacia, dell’urina del bimbo, e che se l’acetone è in circolo, cambiano colore.
In caso di risultato positivo, la prima cosa da fare è consultare il pediatra, il quale suggerirà il modo migliore per togliere le tracce di acetone nel sangue; in via di principio questo avviene eliminando dall’alimentazione del bambino i cibi ricchi di grassi, come dolci e latticini, e aumentando la quantità di zuccheri, e quindi offrendogli spremute, miele, oppure direttamente cucchiaini di zucchero. Generalmente, adottando poche e semplici regole, l’acetone sparisce nel giro di 24 o 48 ore.