Non è difficile per le mamme vedere i propri figli portare le mani alla bocca per mordicchiare le unghie o le pellicine. L’onicofagia, cosi si chiama questa abitudine, è, infatti, molto comune tra i bambini e tende a comparire attorno ai 5 anni di età. Di solito, alla base di questo comportamento, che viene considerato erroneamente un semplice vizio, ci sono stati d’ansia scatenati nel bambino da particolari eventi come l’entrata a scuola o la nascita di un fratellino. I bambini che ricorrono più di frequente all’onicofagia sono, infatti, quelli più ansiosi, timidi, introflessi e sensibili che risentono maggiormente di quello che succede attorno a loro. Nello specifico, il bambino, trovandosi in una situazione di disagio, di imbarazzo, di preoccupazione o di paura che non riesce a gestire, si mordicchia le unghie per sfogare l’ansia.
Puericultura, Educazione
Il bambino sa parlare ma si rifiuta, che fare?
Alcuni bambini si rifiutano di parlare anche quando sono perfettamente in grado di farlo e la loro mamma lo sa per certo. L’atteggiamento a cui ci riferiamo dunque non ha nulla a che vedere con eventuali problemi o ritardi di linguaggio ma dipende unicamente da un vezzo del piccolo che per ottenere ciò che vuole indica gli oggetti e tira per la giacca.
In questi casi ignorare il piccolo o fingere di non capire le sue richieste non è sempre opportuno mentre lo è sicuramente ricorrere al dialogo perchè comprenda che la comunicazione verbale è importantissima non solo per far capire agli altri i propri bisogni ma anche per comunicare i propri pensieri e stati d’animo.
Quando il piccolo indica un oggetto che desidera avere o un luogo dove desidera andare, per esempio, prima di soddisfare la sua richiesta soffermatevi un attimo a parlare con lui/lei per dirgli proprio questo e fargli presente che non sempre vi è possibile capire cosa desidera da voi se non lo esprime chiaramente a parole. Non dimenticate mai di fargli i complimenti invece quando si decide a parlare.
Come fare se il bambino ha paura dell’acqua e di fare il bagno?
Tempo di mare, tempo di paura dell’acqua per i bambini. Molti bambini sono disinvolti quando vanno in piscina o quando devono immergersi nel mare, altri risultano assolutamente terrorizzati apparentemente senza motivo. Ma in realtà c’è sempre una motivazione per i comportamenti dei nostri piccoli, innanzitutto i piccoli che hanno paura del mare spesso provano timore per la sensazione di infinito che il mare restituisce ai loro occhi oppure il moto ondoso, anche minimo gli provoca una sensazione di instabilità e precarietà, come di qualcosa non controllabile. Diversa è la paura della piscina che pur avendo dei limiti, è molto profonda e poco gestibile.
Insegnare al bambino a lavarsi e vestirsi da solo
Ad una certa età il bambino dovrà pur cominciare a prendersi cura di se stesso: alcuni bambini si mostrano autonomi sin dai due-tre anni insistendo per fare da soli al momento di lavare il viso e i dentini o mettere le scarpe, altri invece ci mettono più tempo a manifestare gli stessi desideri oppure non li manifestano affatto continuando anzi a fare i capricci anche quando è la mamma a prepararli.
Se il bambino è già in grado di vestirsi da solo, il che avviene intorno ai cinque-sei anni, ma si rifiuta di farlo, insistete perchè provi; aiutatelo lasciando che indossi abiti pratici da infilare e fategli i complimenti se riesce in fretta. Questo naturalmente non significa che dovrete sgridarlo se non è capace di fare tutto da sè, ma offritevi di aiutarlo solo se è lui a chiederlo. Se il bambino è più piccolo e siete voi a doverlo vestire ma fa i capricci, non buttattela sul ridere. Prendetelo di peso e vestitelo senza parlargli e senza ridere in modo che capisca che vestirsi non è un gioco e che bisogna collaborare.
Il rispetto in famiglia, come insegnarlo al bambino
Anche se la loro tenera età giustifica alcuni comportamenti “assillanti”, questo non significa che ai bambini debba essere permesso di interagire con gli adulti, mamma e papà per primi, nel modo che preferiscono. Alcuni atteggiamenti del bimbo vanno infatti arginati sia per evitare di “perdere il controllo” su di lui/lei, che per cominciare a trasmettergli la fondamentale nozione di “rispetto dell’altro”.
Quanto detto vale sia quando il bambino interrompe continuamente le vostre conversazioni telefoniche che quando chiede costantemente l’attenzione e la presenza della mamma. Vediamo quindi, caso per caso, qual è l’atteggiamento che è più opportuno adottare perchè il rapporto tra il bambino e la famiglia scorra il più serenamente possibile gettando, per altro, le basi per una personalità adulta più autonoma ed equilibrata.
Mi sembra però doveroso premettere che i consigli pratici che seguono, così come quelli che vi abbiamo già dato a proposito di comportamenti aggressivi e dannosi e di rispetto delle regole sociali, per essere efficaci richiedono molta fermezza sia da parte di mamma che da parte di papà; in altre parole, siate coerenti e non cedete.
Rispetto delle regole sociali, come insegnarlo al bambino
Tutti quanti noi abbiamo dovuto imparare sin da piccoli il rispetto delle regole sociali e adesso che siamo diventati genitori dobbiamo insegnare ai nostri figli il medesimo rispetto, ferme restando le opportune deroghe che la loro tenera età ci impone. Sin da piccolissimo il bambino deve però imparare che ci sono comportamenti che assolutamente non vanno attuati nè in pubblico, nè in privato come sputare, rubare, dire le bugie, prendere oggetti nei negozi o fare i capricci nei negozi o al ristorante (laddove questi coincidano con strepiti e urla).
Anche se questo può richiedere da parte nostra grande severità, è fondamentale armarsi di pazienza e fermezza e far capire molto chiaramente al bambino cosa può fare e cosa no spiegandogli chiaramente il perchè del nostro divieto.
Evitare che il bambino faccia danni, consigli pratici
Molto spesso l’arrivo di un bambino coincide con un ripensamento radicale dell’arredo di casa; questo non solo perchè bisogna far posto a fasciatoio, culla, box, bagnetto, girello e giocattoli ma anche perchè il più delle volte ci tocca spostare o far sparire oggetti e suppellettili che il bambino può danneggiare rischiando per altro di farsi molto male. In altri casi invece non possiamo togliere dalla circolazione l’oggetto che mette in pericolo l’incolumità del nostro piccolo guerriero (non possiamo certo rinunciare al nostro letto per evitare che ci salti sopra!) ma dobbiamo comunque fare in modo che i comportamenti dannosi siamo molto limitati.
Vediamo quindi alcuni utili consigli per evitare che il piccolo faccia danni in casa:
Cosa fare se il bambino tocca oggetti “vietati”
Anche se l’idea non ci piace, è opportuno spostare gli oggetti delicati (come i vasi di cristallo) in luoghi della casa in cui il bambino non possa raggiungerli. In generale però vietiamogli espressamente di toccare ciò che non possiamo spostare e se disobbedisce mettiamolo in castigo.
Consigli pratici per calmare i bambini aggressivi
E’ piuttosto comune che nonostante tutti gli sforzi di mamma e papà alcuni bambini mettano in atto comportamenti aggressivi, di natura fisica o verbale verso se stessi o gli altri. Se nei primi tre anni di vita, o meglio nel corso del terzo anno, accade spesso che il piccolo davanti a un rimprovero o a un divieto urli, picchi e così via, in età scolare può capitare invece che il bambino picchi i compagni, rubi loro i giochi o li prenda in giro.
Mentre nel primo caso, il bambino piccolo che reagisce furiosamente a un rimprovero, la cosa può dipendere dalla sua fisiologica incapacità a gestire emozioni come la rabbia, incapacità cui i genitori devono “rimediare” con un atteggiamento rassicurante e contenitivo che non ricalchi assolutamente quello del bambino, nel secondo è opportuno ricorrere a veri e propri interventi educativi dando il buon esempio o spiegando che alcune cose non vanno fatte e perchè.
Togliere il pannolino, piccoli consigli
Molti mamme con l’estate provano a togliere il pannolino ai propri piccoli, effettivamente il periodo estivo è particolarmente adatto all’impresa ma è bene non accanirsi sui bambini se si capisce che ancora non è arrivato il momento giusto. In realtà non è che sia proprio facile questo famoso spannolinamento, soprattutto quando magari ci si trova in spiaggia e il bimbo fa la pipì e la pupù ovunque.
Nella mia esperienza ho tolto il pannolino ai miei due figli in periodi dell’anno diversi, il maschio d’estate e la femmina in autunno per questo le cose sono accadute in modo diverso.
La timidezza nel bambino
Oggi voglio parlarti di timidezza, un problema che riscontro in mia figlia ma che è molto diffuso nei bambini, hai presente quei piccoli che in casa sono allegri e spigliati e quando sono in altre situazioni si rivelano chiusi, spauriti e a volte sconstanti? Beh parleremo di loro, non ti è mai capitato di andare ad una festa di bambini e vedere un piccolo invitato attaccato alla mamma in lacrime? Oppure di portare il tuo bambino a scuola da un anno e vedere che ci sono ancora piccoli che dopo mesi di asilo continuano imperterriti a piangere?
Alcuni bambini si trovano più a loro agio con gli adulti, altri solo con i famigliari, altri ancora scelgono un solo compagnetto con cui giocare e snobbano tutti gli altri, ma moltissimi hanno comunque fino ai sei anni problemi di timidezza.
Molti bambini crescendo perderanno questo tipico tratto infantile, mentre alcuni porteranno la timidezza con loro per tutta la vita, trasformandola un distintivo tratto caratteriale.
I bambini a tavola: l’uso delle posate
Imparare a mangiare da soli in modo corretto è, per i bambini, una conquista lunga e a volte faticosa. Durante il primo anno e mezzo di età, il bambino ha un rapporto con il cibo che potremmo definire primitivo. Il bimbo, durante l’ora della pappa, combina dei veri e propri disastri: mangia con le mani, lancia il cibo, lo spalma ovunque. Crescendo, però, arriva il momento per il bambino di iniziare a prendere dimestichezza con le posate. Intorno ai 15-16 mesi di età i genitori possono far sperimentare al proprio bimbo l’uso delle posate. Per prima cosa è fondamentale scegliere degli utensili adatti: cucchiai, forchette e coltelli in plastica, acciaio o altro materiale. L’importante è che l’impugnatura sia comoda, ergonomica e facile da afferrare. Di solito le posate per bambini sono colorate e allegre in modo da rendere la pappa un momento gioioso.
Storie paurose ai bambini, non vanno censurate
Da qualche anno a questa parte si è diffusa la tendenza a non raccontare ai piccoli storie, favole e leggende che contengono elementi paurosi. Analogamente, vengono censurati cartoni i cui protagonisti sono mostri o fantasmi o in cui il personaggio antagonista, il cattivo, ha sembianze mostruose e/o animalesche. Questa precauzione però non solo è del tutto superflua ma priva anche i bambini della possibilità di neutralizzare le proprie paure e tensioni offerta proprio da questo tipo di storie.
Ciò non vuol dire naturalmente che i nostri figli debbano fare il pieno di storie macabre o vivere come se fosse Halloween tutti i giorni ma le mamme moderne, più scrupolose delle nostre su questo tipo di questioni, devono sapere che per il bambino poter vedere, o immaginare, le proprie paure personificate nel “cattivo” della storia è uno strumento fondamentale per affrontare e superare questi stati d’animo che difficilmente, soprattutto se molto piccolo, ha la possibilità di verbalizzare ed elaborare.
Nel lettone di mamma e papà
La conquista dell’autonomia e dell’indipendenza da parte dei bambini è un processo lento e a volte complesso. Il distacco dai genitori rappresenta sempre un’esperienza traumatica per i bambini nei loro primi anni di età. Per questo il momento della nanna è da sempre vissuto con angoscia. I bambini non vogliono andare a dormire per non separarsi dai genitori e spesso preferiscono restare nel lettone di mamma e papà piuttosto che allontanarsi nella loro cameretta. Il desiderio di dormire nel lettone dei genitori, quindi, non è legato a problematiche psicologiche o a carenze affettive ed educative ma semplicemente alla volontà del bambino di sentire la vicinanza di una persona affidabile in grado di proteggerlo durante la notte. Spesso, i genitori vinti dalla stanchezza e impietositi dalle richieste disperate del bambino, acconsentono a farlo dormire nel lettone. Il bimbo, però, in questo modo si sentirà autorizzato e in diritto di farlo costantemente e sarà più difficile in futuro convincerlo a trasferirsi nella sua cameretta. E’ bene, quindi, evitare sin dalla prima infanzia l’abitudine di dormire nel lettone.
Aiutare il bambino a diventare più autonomo
Il compito di una mamma, ma anche quello di un papà, è aiutare il proprio cucciolo a diventare adulto. Si tratta di un percorso, quello verso “l’adultità”, che comincia sin dalla più tenera infanzia ed è fatto di moltissime piccole tappe la prima delle quali è rappresentata dallo svezzamento; è allora che il piccolo comincia a sperimentare nuovi gusti e, con il tempo, a fare i primi tentativi di portare il cibo da solo alla bocca.
E’ doveroso in questa situazione da parte della mamma lasciarlo fare, anche se questo significa che sporcherà tantissimo se stesso e il pavimento (solo quello nel migliore dei casi), mentre rimbrotti, lamentele o tentativi da parte nostra di dargli da mangiare noi stesse, anche se non lo desidera in quel momento, scoraggerebbero il bambino dal raggiungimento di un obiettivo fondamentale quale appunto quello di consumare i pasti in autonomia anche se la sua completa realizzazione avverrà solo dopo un po’ di tempo.