Avete partorito da poco e ricordate i dolori del parto perfettamente. Li avete così chiari in mente, da poterli chiamare per nome? Siete delle mamme in attesa e temete quel fatidico momento? È un passaggio di grande gioia, ma complicato per tutte le donne. Purtroppo nascita significa anche dolore. E non esiste un modo per evitarlo, anche perché la famosa epidurale è ancora una rarità nella maggior parte degli ospedali.
Parto e il Post-Partum
Partorire in casa è un po’ più pericoloso per le primipare
Il parto in casa è stato per anni l’unico modo per mettere al mondo i bambini, oggi invece è un argomento che fa estremamente discutere. Le donne si sono abituate alla sicurezza dell’ospedale, che può fornire la giusta e immediata assistenza in qualsiasi momento. Eppure sono numerosi i ginecologi che sostengono che il parto naturale in un ambiente confortevole come la propria casa sia la scelta più giusta e anche quella più bella. Ma non è pericoloso?
“Troppo snob per spingere”? Parto cesareo si o no
Il parto cesareo sta ormai diventando un’abitudine tra le mamme, che spesso partoriscono con questa pratica su richiesta.
I dibattiti sul parto cesareo non sono mai cessati e i diversi enti e istituti per la salute ogni anno stilano libretti e guide informativi, oltre ad indagare sulle percentuali di donne che si sottopongono all’operazione.
Depressione post-partum: test della scala di edimburgo
Torniamo a parlare della depresione post-partum. Oggi vi proponiamo un test elaborato nel 1987 da J. L. Cox, J. K. Olden e R. Sagowsky del Dipartimento di Psichiatria dell’Università di Edimburgo e largamente riconosciuto dalla comunità scientifica. Lo screening si basa su un test di autovalutazione conosciuto con il nome di Scala di Edimburgo o EPDS (acronimo di Edinburgh Postnatal Depression Scale).
Spremere il seno favorisce l’allattamento più del tiralatte
Secondo una ricerca pubblicata su Archives of Disease in Childood, la spremitura manuale del seno è il metodo più indicato per stimolare il bambino a succhiare, nel caso in cui ci siano difficoltà nelle prime fasi dell’allattamento.
Lo studio ha preso in esame un campione di 68 coppie madre bambino nelle quali il neonato, durante le prime 12-36 ore di vita, aveva difficoltà a nutrirsi al seno. Le mamme sono state suddivise in due gruppi: le madri del primo sono state incoraggiate a spremere manualmente il seno per aumentare la produzione di latte per 15 minuti, quelle del secondo ad utilizzare, allo stesso scopo, il tiralatte per lo stesso lasso di tempo.
Consigli alle neomamme: come difendersi dall’invadenza degli altri
Mamme, nonne, vicine di casa, parenti e amici degli amici: un nutrito esercito pronto a dispensare consigli e rimedi anche quando non richiesti, convinti di far del bene in aiuto della neomamma.
Come se non bastasse il nuovo assetto ormonale coincide con la trafila di visite di persone che vogliono conoscere il bambino. In ospedale gli orari sono rigidi e in qualche modo “proteggono” la madre dall’invasione delle visite, ma una volta tornata a casa le cose cambiano.
Cesareo: anestesia locale Vs anestesia generale
Sono davvero molte, circa duecentomila, le donne che ogni anno partoriscono con parto cesareo. Spesso, l’intervento è programmato, altre volte, invece, il cesareo si rende necessario durante il parto. Qualunque sia la causa del cesareo, uno degli elementi che lo caratterizza è, senza dubbio, l’anestesia, sia essa locale o generale.
Nella maggior parte degli ospedali italiani, a dispetto di quanto si possa immaginare, si pratica l’anestesia generale in caso di parto cesareo. L’anestesia locale spinale, invece, è ancora marginale anche se negli ultimi anni si assiste ad un incremento del suo impiego per il cesareo. L’anestesia spinale si avvale degli stessi farmaci dell’epidurale che vengono iniettati con un ago tra due vertebre lombari ma, a differenza di quest’ultima, anestetizza la donna dal bacino in giù.
Distocia di spalla: cause e complicanze
In un parto normale e senza complicazioni, il feto in posizione cefalica compie un tratto in discesa dapprima effettuando una rotazione della testa e – una volta affiorata – compiendo una nuova rotazione corporea con la quale fuoriesce prima una spalla e dopo l’altra. Quando la seconda rotazione non si compie o non sortisce l’espulsione, il bambino rimane praticamente “incastrato” tra il canale di parto e il mondo esterno, perchè la spalla anteriore che dovrebbe uscire per prima non agevola la manovra.
Si parla dunque di distocia di spalla ed ha un’incidenza tra lo 0,2 e il 2% dei parti vaginali. Le cause? Principalmente tre: le dimensioni del feto, lo svolgimento della gravidanza e le circostanze del parto stesso.
Il parto: cosa accade in ospedale
I nove mesi di attesa sono finalmente passati: la gravidanza è giunta al termine e il momento del parto si avvicina. Sapere quello che accadrà, una volta in ospedale il giorno del parto, vi aiuterà ad avere un maggior controllo di voi stesse e ad affrontare al meglio il travaglio e il parto.
Una volta che le contrazioni si faranno sempre più frequenti ed entrerete in travaglio, verrete ricoverate in ospedale e, precisamente nel reparto maternità. Un’ostetrica vi visiterà per accertare che tutto procede bene.
Il gas esilarante per un parto indolore
La paura del parto e soprattutto del dolore, accomuna la maggior parte delle donne in dolce attesa. Sono numerosi, infatti, in tutto il mondo i tentativi di individuare un metodo efficace per ridurre il dolore durante il parto. L’ultimo in ordine di tempo, arriva dall’America. Negli Usa, infatti, sta per essere introdotto il gas esilarante come analgesico e anestetico in sala parto. Nello specifico, in America verrà somministrato alle partorienti gas esilarante durante il travaglio ed il parto per ridurre il dolore.
Cos’è il gas esilarante?
Il gas esilarante, il cui nome scientifico è ossido di diazoto o protossido di azoto, è un gas incolore dall’odore dolciastro. Se inalato, il gas esilarante può avere effetti euforizzanti, anestetici ed analgesici. Tecnicamente, il gas va ad interagire con le cellule nervose del cervello, distendendo i nervi con conseguente sedazione del paziente.
Il parto vaginale dopo il cesareo (VBAC)
La prima volta che avete partorito avete fatto il taglio cesareo: il bambino era troppo grosso, era in una posizione sbagliata o ci potevano essere dei rischi troppo grandi. Ora però siete incinta di nuovo e vi chiedete: sarà possibile partorire in modo naturale? La risposta è sì. Si chiama VBAC (vaginal birth after cesarean), parto vaginale dopo il cesareo. Molte scelgono nuovamente il cesareo per sicurezza ma nulla vieta un parto vaginale. Anzi, andrebbero incoraggiati.
È ovvio che per qualsiasi problema, il vostro ginecologo potrà tornare indietro, rinunciare al parto vaginale e sottoporvi a un taglio cesareo d’urgenza. Si parla di travaglio di prova, che avviene con sicurezza nel 50% dei casi, ed equivale alla verifica che si possa proseguire con la nascita del vostro bimbo con metodo non chirurgico.
L’autoipnosi potrebbe sostituire l’epidurale
Il dolore del parto mette in crisi tutte le donne. Non è un caso che avvicinandosi alla data del termine, aumenti la paura. Prossimamente in Gran Bretagna, circa 800 mamme parteciperanno a un esperimento per verificare l’efficacia di un trattamento di autoipnosi per alleviare il male. Se dovesse funzionare, forse, potremmo dire addio all’epidurale.
L’ipnosi è già abbastanza collaudata come tecnica per inibire il dolore. Alcune donne partoriscono totalmente ipnotizzate. Qui la cosa è parzialmente diversa. L’esperimento, guidato da Soo Downe, specialista della Central Lancashire University, punta a testare questo metodo come alternativa all’anestesia epidurale e ai farmaci antidolorifici, ma la donna resta perfetta cosciente durante tutto il percorso di “nascita”.
L’asfissia perinatale
Il termine asfissia significa assenza di polso, perinatale invece, nel linguaggio medico e statistico, è detto del periodo che precede e segue immediatamente la nascita.
L’asfissia perinatale ha un’incidenza di circa 3-4 bambini per mille nati vivi. Ha inizio con una diminuzione del contenuto di ossigeno (O2) nel sangue, per questo è chiamata anche ipossiemia, ed è dovuta ad un insufficiente apporto di esso attraverso la placenta (prima o durante il parto) o all’assenza o insufficienza della respirazione (dopo la nascita).
Può coinvolgere numerosi organi e apparati, come conseguenza dell’alterazione del sangue, ma è l’interessamento del sistema nervoso centrale, ovvero l’encefalopatia ipossico ischemica, a minacciare in misura maggiore la salute del piccolo.
La posizione trasversale del feto
Durante i mesi di gravidanza, il feto, avendo spazio sufficiente nell’utero materno, continua a muoversi cambiando di frequente posizione. Succede spesso, infatti, che fino al momento del parto non è possibile stabilire con certezza in quale posizione nascerà il bambino e quale sarà, quindi, la sua presentazione al canale del parto. Generalmente, però, dopo la trentaduesima settimana il feto tende ad assumere una posizione preferita che manterrà fino al parto e che è importante conoscere per decidere se procedere con il parto naturale o con quello cesareo. Anche se la maggior parte dei bambini si presenta in posizione cefalica (a testa in giù verso il canale del parto), esiste una piccola percentuale che si dispone in posizioni anomale come quella podalica (il feto rivolge la parte inferiore del feto al canale del parto) e quella trasversale.
La posizione trasversale del feto
La presentazione trasversa è una posizione anomala del feto dove il nascituro si presenta in posizione trasversale nell’utero materno con la testa verso un fianco della mamme, con le natiche verso quello opposto ed il dorso in alto o in basso.